Sicurezza  del cibo: inquietante boom di intossicazioni alimentari. I casi di  intossicazione sono cinque volte più numerosi che nel 2010. Italia seconda in  Europa per intossicazioni alimentari.    
 
    Ogni anno in Italia  vengono acclarati ben 23.000 casi di salmonellosi, pari a 41,3 ogni 100.000  abitanti. E il Nostro Paese secondo le statistiche europee occuperebbe il  secondo posto nella classifica del numero di intossicazioni alimentari  registrate.
    I sette principali  patogeni che si ritrovano nei prodotti di origine animale (Campylobacter  jejunì, Clostridium perfrigens, E. coli 0157:H7, Listeria monocytogenes,  Salmonella, Staphylococcus aureus, Toxoplasma gondii) sono responsabili  annualmente da 3,3 fino a 12,3 milioni di casi di intossicazioni alimentari,  con 3.900 decessi ed un costo stimato da 6,5 a 34 miliardi di dollari (spese sanitarie +  mancata produttività lavorativa del malato) nel mondo.
    Tali cifre dimostrano che  l'incidenza delle malattie trasmesse da alimenti è in costante ascesa in tutti  i paesi industrializzati. Tale pericolosa tendenza è ascrivibile in gran parte  alle modifiche dello stile di vita e delle scelte alimentari di noi  consumatori. 
    Le mutate abitudini lavorative  (e di studio) hanno indotto un aumento del numero dei pasti consumati fuori  casa, che negli Stati Uniti sono ritenuti responsabili dell'80% degli episodi  delle intossicazioni segnalati. 
    Questo fenomeno ha  condizionato anche un incremento del numero dei punti di ristoro (bar,  chioschi) in aggiunta ai ristoranti e alle mense preesistenti, con le  conseguenti difficoltà ad effettuare un efficace controllo sanitario. La  ridotta disponibilità di tempo nelle famiglie, dove spesso lavora anche la  madre, ha ridotto drasticamente la propensione alla preparazione del cibo  casalingo, con una progressiva perdita di competenze specifiche nella  confezione e conservazione degli alimenti e un ricorso sempre più frequente  all'acquisto di pasti pronti, che richiedono particolari cautele (consumo  immediato o immediata refrigerazione). Inoltre l'assenza di entrambi i genitori  da casa costringe sempre più spesso i minori (i cui genitori non posseggono più  l'esperienza per fornire una sufficiente dote di nozioni pratiche) a preparare  essi stessi il pasto, con modalità non sempre igienicamente corrette (i.e.  inadeguato riscaldamento, contaminazione di cibi cotti con cibi crudi). Anche  le nuove preferenze alimentari dei consumatori possono giocare un ruolo non  secondario. La ricerca di gusti nuovi (per esempio i frutti «esotici») e la  perdita della nozione di stagionalità di frutta e verdura comportano  l'importazione di questi prodotti da paesi lontani, con la concreta possibilità  di trasporto anche degli agenti infettivi non usuali o "autoctoni".  Va segnalato poi il diffondersi nella popolazione di regimi dietetici volti  alla prevenzione delle malattie cardiovascolari, che prevedono l'uso di  vegetali crudi e potenzialmente infetti. 
    L'incremento dei casi di  intossicazione alimentare è anche dovuto all'estendersi della fascia di  soggetti a rischio (anziani, bambini, ìmmunodepressi) ed a fattori che  concernono le diverse fasi di produzione (per esempio i metodi intensivi di  allevamento del pollame) e lavorazione degli alimenti: a tal proposito un  problema di rilievo può essere costituito dalla bassa specializzazione del  personale addetto alla confezione degli alimenti e del suo rapido turnover,  che non consente di ottenere una corretta formazione igienico-sanitaria.  Infine, permane purtroppo in gran parte della popolazione una scarsa  propensione al rispetto delle più elementari norme igieniche per la prevenzione  delle malattie a trasmissione oro-fecale. Basti pensare che in un recente  studio dell'American Society for Microbiology è emerso che il 21,3 % del  campione studiato (6.330 adulti) non si lavavano le mani dopo aver usufruito  dei servizi igienici. 
    Le intossicazioni  alimentari rappresentano anche nel 2013 la principale causa di MTA (malattie  trasmesse dagli alimenti) (58%), seguite dagli avvelenamenti da funghi (27%),  dall'intossicazioni da istamina (7%) e da tossina botulinica (7%). 
    Gli agenti causali  maggiormente rappresentati, dopo le tossine fungine, sono risultati: Salmonella  spp., Stafilococcus aureus, Istamina e Cl. Botulinum.  Gli alimenti  identificati come sospetti nello sviluppo dei focolai di tossinfezione  alimentare sono stati i prodotti della pesca (24%) e i prodotti carnei (19%)  con dati congrui alle analisi condotte su matrice alimentare che evidenziano le  positività maggiori per i due alimenti sopra-citati.
     
    Incongruente risulta  invece il dato relativo agli alimenti a base di uova, identificati come  sospetti nel 13% delle indagini epidemiologiche in corso di MTA e raramente  riscontrati positivi per patogeni nei controlli routinari sulle matrici  alimentari (0/27). Tra l'altro anche alla luce dei risultati delle  tipizzazioni di Salmonella spp. che confermano il trend di una prevalenza di S.  typhimurium e della nuova variante monofasica 4,5,12:i e della quasi scomparsa  di S. enteritidis, è possibile che le indagini epidemiologiche siano  influenzate da pregiudizi radicati tra i sanitari che hanno il primo contatto  con il paziente e che vedono la   Salmonella collegata al consumo di uova.
    Le matrici di origine  vegetali sono identificate come sospette nel 6% delle MTA, contro un 0.5% di  positività nelle indagini su matrici alimentari (1/190).
    Nella maggior parte dei  casi gli episodi di MTA si verificano presso l'abitazione privata (52%) o  nella ristorazione pubblica (33%) dove spesso i fattori comportamentali  (scorretto mantenimento della temperatura e contaminazione crociata) sono  frequentemente identificati come fattori causali. Per Giovanni D'Agata,  presidente e fondatore dello "Sportello dei Diritti" al  di là del necessario e obbligatorio rispetto delle normative e delle regole da  parte dell'industria alimentare, è indubbio che una adeguata  informazione/formazione indirizzata ai consumatori o agli operatori di alcune  tipologie di attività a maggiore rischio determini una più consapevole  assunzione di comportamenti corretti ed una migliore gestione dei rischi legati  alla manipolazione di alimenti. 
    Occorre quindi ripetere  sino allo stress che per proteggere la propria salute, bisogna rispettare delle  buone pratiche di acquisto, conservazione e preparazione dei cibi tenendo  presente che anche le scatolette o altri tipi di conserve a base di latte,  pesce o carne, una volta aperte, devono essere tenute in frigorifero e consumate  nel più breve termine e comunque entro 3 giorni dal primo consumo.