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sabato 30 aprile 2016

Sanità disastrata a Firenze. Colonsocopia? Ripassi a ottobre. Trova a pagamento in provincia. Sfascio senza alternative?


Firenze, 30 Aprile 2016. Un anziano signore ha bisogno di una colonscopia urgente, si rivolge all'Asl e il primo posto disponibile a Firenze e' per ottobre. Ma lui sta male ora. Che fare? Si attacca al telefono e trova in alcuni ospedali privatamente a mediamente 400 euro, poi ne trova uno a 230 per maggio. Preso a volo. Cosi' una lettera oggi su un quotidiano locale.
Io, sempre a Firenze, mi sono fatto, presso il SSN una colonscopia a meta' gennaio scorso a villa Ulivella, dopo una ventina di giorni dalla richiesta. Raccomandato? No! Ha fatto tutto il mio medico di fiducia con canali ufficiali e tradizionali, e il giorno dopo ho fatto anche la gastroscopia.
In gergo popolare questo si chiama "culo"! Non saprei come altro definirlo, visto che di storie come quella da cui siamo partiti se ne sentono tutti i giorni, anche in quello che viene chiamato il gioiellino della Toscana, il sistema sanitario che per anni e' stato amministrato dall'allora assessore e oggi governatori Rossi. E prima di queste due mie analisi me ne sono fatte anche altre, di quelle di cui ogni tanto si legge che ci vogliono mesi e mesi, tipo Tac, endoscopia, etc. All'epoca, dopo questo mio tour nel mondo della sanita' fiorentina come utente, ho fatto una osservazione ed una constatazione: perche' le macchine e il personale non lavorano a pieno regime, cioe' 24 ore su 24 o qualcosa del genere, magari facendo pagare meno il ticket a chi si sottopone alle analisi in ore difficili, tipo 4 di mattina, etc. Osservazione e constatazione che mi e' venuta in mente anche perche' non ho visto la ressa davanti ai laboratori di analisi, ma solo le code (anche allucinan
 ti) e le facce tristi, sconsolate e rassegnate di chi si registrava per accedervi. Le costose macchine che hanno utilizzato sul mio corpo non erano prese d'assalto, c'era molto spazio e vuoti tra un'analisi e l'altra e il personale mi sembrava rilassato e competente... quindi l'ideale per loro stessi che per gli utenti del servizio.
Dov'e' la differenza tra quello che ho visto io e il signore che ha dovuto spendere 230 euro per un colonscopia, dovendo anche andare fuori citta'? Il caso o la fortuna? No! A queste cose non ci credo. Ma credo all'organizzazione, alla programmazione, alla professionalita' burocratica e alla consapevolezza -di chi opera in tutta la filiera che poi porta all'utente finale- di svolgere un servizio di pubblica, essenziale e fondamentale utilita' per la vita e il benessere delle persone. Consapevolezza, per chi politicamente da' le linee generali ed esecutivamente mette in pratica, da mettere l'utente al primo posto e, solo dopo, ma molto dopo, prendendo anche in considerazioni gli aspetti lavorativi del personale impegnato.
Mi rendo conto che sto parlando di una rivoluzione di competenze, di orari, di personale, di spesa e di attenzione. Cosi' come mi rendo conto che forse qualcuno mi rispondera' che tutto e' al massimo, i fondi sono quelli che sono, l'impegno c'e', etc etc.... Ma il signore che per una colonscopia si e' visto fissare l'apppuntamento ad ottobre, c'e'. Non e' il primo ed ho la certezza che non sara' l'ultimo. Quindi qualcosa non funziona. Io non sono ne' governatore, ne' assessore, ne' ministro, ne' operatore del settore. Sono un semplice utente, osservatore e consapevole che al primo posto va sempre messo l'utente. Altrimenti si e' e si sta fallendo la propria missione civica.
Ma tanto, so gia' come andra' a finire, qualcuno dira': questo vuole che si facciano le tac e le colonscopie alle 4 di mattina, ma questo e' matto, non sa di cosa sta parlando, non sa cosa direbbero i sindacati e i lavoratori costretti a turnazioni del genere.... e poi, ignorante, per certe cose ci sono i pronto soccorso.... suvvia -dico io- non siamo nati oggi, andate ad un pronto soccorso e poi ditemi, districandovi tra quelli che sono li' per un mal di testa o di pancia o perche' la guardia medica non ha voglia o il compito di essere per l'appunto una guardia e rimbalza tutto al pronto soccorso.....
Ci vuole "culo"! Capito?

Vincenzo Donvito, presidente Aduc



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giovedì 28 aprile 2016

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Zeiss presenta la lente "anallergica" per combattere le allergie

La stagione delle allergie sta arrivando, c'è un aiuto in più per combatterle: Zeiss DuraVision Platinum

Scopri come proteggere gli occhi dalle allergie seguendo i consigli degli esperti Zeiss

Milano, 28 aprile 2016 – Con un inverno mite come quello di quest'anno e le alte temperature, stiamo assistendo ad un anticipo delle bella stagione. I pollini di cipressi, tassi e noccioli sono infatti apparsi già da metà gennaio e raggiungeranno il culmine nelle prossime settimane. Insieme a questi, sono ovviamente anche arrivati i primi problemi per chi è più sensibile.

Il 2016 si preannuncia quindi come un anno impegnativo per quella fetta di italiani, sono infatti circa 6 milioni, che soffrono di allergie.

Nulla di grave, ma sicuramente è necessario correre ai ripari.
I consigli degli esperti e i rimedi della nonna non mancano, ma pochi si soffermano su come proteggere i propri occhi dalle allergie.


Prurito localizzato ed eccessiva lacrimazione sono sicuramente i primi sintomi, e chi indossa gli occhiali può essere più soggetto allo sviluppo di tali reazioni, a causa della possibile presenza di micro particelle di polline sugli occhiali, che essendo molto vicino agli occhi, possono rappresentare un possibile fattore del rischio di insorgenza. Le lenti degli occhiali, infatti, sono altamente elettrostatiche e perciò attraggono e permettono una facile adesione degli allergeni alla loro superficie.

Gli esperti Zeiss, per la stagione dei pollini 2016, hanno stilato un decalogo di consigli partici per proteggere i propri occhi dalle allergie:

1 // Utilizzare lenti con trattamento antistatico per limitare l'adesione degli allergeni come ad esempio lenti con trattamento Zeiss DuraVision Platinum, che grazie alle sue caratteristiche specifiche mantiene le lenti più pulite e ne aumenta la resistenza all'usura. Il trattamento antistatico deposto sulla superficie interna e brevettato dai laboratori Zeiss riesce a limitare l'adesione delle particelle e degli allergeni sulla superficie della Lente, conferendogli una maggior resistenza allo sporco. Esternamente lo strato Super Clean Coat permette invece una facile pulizia delle lenti e quindi la completa eliminazione delle micro particelle responsabili della reazione allergica.

2 // Utilizzare occhiali da sole avvolgenti con astine larghe per schermare gli occhi dall'aria e dal pulviscolo che in essa si nasconde

3 // Utilizzare pezzuole in microfibra o pezzuole umidificate, per pulire le lenti durante la giornata, come ad esempio le speciali salviettine umidificate ZEISS, che con la loro combinazione unica di agenti attivi permettono una pulizia delicata e accurata. Test indipendenti confermano che i tessuti ultrasottili di Zeiss offrono le prestazioni di pulizia più efficaci senza causare graffi. Questi tessuti dispongono di una struttura particolarmente fine che non danneggia le moderne lenti per occhiali o i loro trattamenti. Sono inoltre preinumidite con una speciale combinazione di due agenti attivi, prive di sostanze detergenti aggressive e profumazioni artificiali.

4 // Detergere regolarmente gli occhiali, quando si è a casa o in ufficio, con acqua e sapone non oleoso

5 // Idratare l'occhio giornalmente con gocce oculari lubrificanti, preferibilmente monodose.

6 // Se si utilizzano lenti a contatto preferire le giornaliere rispetto alle bimestrali, trimestrali o rigide. La loro pulizia, inoltre, deve essere molto più attenta perché la deposizione dei pollini è più frequente. Il consiglio degli esperti è utilizzare lenti come le Comfort 6 Zeiss che offrono un benessere visivo estremo. Le Comfort 6, essendo immerse in una soluzione multivitaminica contenete acido ialuronico e vitamine B6, B12 ed E, risulta perfettamente lubrificata e conferisce la sensazione di non avere la lente sull'occhio.

7 // Ridurre al massimo il tempo di utilizzo delle lenti a contatto nei momenti di massima presenza di pollini nell'aria. Questa è un'ulteriore accortezza per preservare l'occhio da fastidiose sensazioni. Il consiglio è quello di preferire gli occhiali da vista alle lenti a contatto.

8 // Evitare lo strofinamento degli occhi poiché questo gesto libera istamina, che aumenta il prurito. Inoltre il soggetto allergico solitamente ha una lacrimazione scarsa e la meccanica dello strofinamento potrebbe anche provocare delle lacerazioni alla cornea.

9 // Lavarsi spesso la faccia e alla sera, prima di dormire, fare una doccia, entrambe le azioni per lavare via gli allergeni che si sono posati durante la giornata sul nostro corpo.

10 // Ridurre anche a casa la possibilità di sviluppare allergie con semplici accortezze come:
×        Tenete le finestre chiuse e arieggiate le stanze solo in determinati orari; nelle aree rurali la quantità minima di polline è presente nell'aria tra le ore 19 e mezzanotte, mentre nelle aree urbane dalle ore 6 alle ore 8
×        Appendete asciugamani inumiditi in casa per intrappolare parte del polline che fluttua nell'aria
×        Pulite regolarmente tappeti e moquette con l'aspirapolvere oppure sostituiteli con una pavimentazione in laminato o parquet
×        Non spogliatevi in camera da letto, bensì preferibilmente in bagno, dove l'umidità, prodotta facendo una doccia, impedisce al polline presente sugli indumenti di fluttuare nella stanza.




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Due mesi dedicati alla prevenzione del cancro al seno alla Casa di Cura Santa Rita con percorsi dedicati alle diverse età della vita della donna

Dopo lo straordinario successo delle giornate gratuite di prevenzione "Il tuo seno sano è bello" continuano le iniziative legate alla prevenzione del cancro al seno che si protrarranno fino al 22 giugno.

Sono stati infatti predisposti due pacchetti – "Donna Young" e "Donna Senior" – pensati rispettivamente per le donne fino a 40 anni e per le ultraquarantenni, partendo dalle diverse esigenze delle une e delle altre.

L'equipe medica è sempre costituita dal senologo Ciro Saccone e dal chirurgo plastico Carmine Mele che, stavolta, articoleranno la fase diagnostica nel seguente modo: per le "Young" visita specialistica con ecografia del seno e del cavo ascellare e per le "Senior" visita specialistica con mammografia per tomografia con il nuovissimo sistema Lambda BT appena arrivato alla Santa Rita. 
Questa macchina è in grado di esaminare il seno con un tecnologia nuovissima, creando delle immagini incredibilmente più chiare e leggibili in modo da evidenziare anche le lesioni sospette più piccole che difficilmente sono rilevate dalle macchine tradizionali; il minore assorbimento di raggi X è l'ulteriore vantaggio per la paziente che si faccia controllare con Lambda BT.

Entrambi i pacchetti sono proposti a costi estremamente vantaggiosi e contenuti, perché la prevenzione deve diventare la migliore alleata delle donne nella lotta al nemico insidioso, il cancrdo al seno, infatti, se preso in tempo, può essere combattuto con successo. 

Per info e prenotazioni: Accettazione Casa di Cura Santa Rita 0825 629011 o 629111.


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Alzheimer: assistenza odontoiatrica per i malati



Milano, da maggio 2016
Collaborazione tra Associazione Alzheimer e Ospedale Sacco

Cure e assistenza odontoiatriche per i malati di Alzheimer

Nuovo servizio attivabile chiamando Pronto Alzheimer
per offrire un percorso privilegiato nelle attese in ambulatorio e visite a domicilio

Parte dal prossimo mese di maggio il nuovo progetto "assistenza odontoiatrica per malati di Alzheimer", avviato grazie all'Associazione Alzheimer Milano in collaborazione con l'Ospedale Luigi Sacco, con l'obiettivo di migliorare la qualità di vita dei malati e dei loro familiari.

In particolare, viene garantita - in convenzione con il SSR - la priorità nelle visite ambulatoriali e, nei casi più gravi, le visite a domicilio per i residenti a Milano con medici odontoiatri specializzati nell'approccio alle persone affette da demenza. Cure conservative, estrazioni, realizzazioni e riparazioni di protesi mobili sono gli ulteriori servizi erogati su appuntamento, all'interno di questa iniziativa diretta a tutti i cittadini affetti da demenza certificata dai Centri per disturbi cognitivi e demenza (ex UVA), soci dell'Associazione Alzheimer Milano.
I familiari possono attivare il servizio contattando il numero di Pronto Alzheimer: 02-809767 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 18).
A causa della perdita di memoria e con il passare del tempo, le persone che soffrono di demenza riducono progressivamente l'igiene orale. Ciò comporta dolore, carie, sanguinamento gengivale e problemi con l'aderenza delle protesi, ma anche riduzione della capacità di parlare, disinteresse per il cibo, peggioramento dello stato di confusione associato alla demenza.
Per questo, "riteniamo che una visita odontoiatrica preventiva possa contribuire a ridurre i problemi dentali dei malati", commenta Gabriella Salvini Porro, presidente dell'Associazione Alzheimer Milano. "La loro igiene orale è una responsabilità di primaria importanza per il caregiver".
"Una bocca sana influenza positivamente anche la qualità di vita del malato" dice la responsabile del dell'U.O. di Odontoiatria del Sacco Antonella Sparaco, referente medico del progetto.

La demenza, e in particolare l'Alzheimer (che è la più comune causa di demenza, rappresentandone il 60%), registra numeri sempre più alti in Italia (1.241.000 persone) e in tutto il mondo (46,8 milioni). A fronte di un'ancora scarsa conoscenza della malattia dal punto di vista medico-scientifico, l'unico obiettivo realisticamente raggiungibile è migliorare la qualità di vita di chi ne è colpito: sia malati, sia familiari.

Le cifre riportate relativamente alle persone colpite da demenza sono stime dell'ultimo Rapporto Mondiale Alzheimer (settembre 2015).


Milano, aprile 2016

L'Associazione Alzheimer Milano nasce 25 anni fa da un gruppo di familiari, medici, ricercatori e operatori del settore con la missione di migliorare la qualità di vita dei malati e dei loro familiari. Obiettivi di Alzheimer Milano sono quindi la diffusione dell'informazione, la sensibilizzazione dell'opinione pubblica e delle istituzioni, la promozione della ricerca scientifica, il sostegno e la tutela del malato e dei suoi familiari.
L'associazione fa parte della Federazione Alzheimer Italia, rappresentante unico per l'Italia di Alzheimer's Disease International (ADI), che è la maggiore organizzazione nazionale non profit dedicata alla promozione della ricerca medica e scientifica sulle cause, la cura e l'assistenza per la malattia di Alzheimer, al supporto e sostegno dei malati e dei loro familiari, alla tutela dei loro diritti in sede sia amministrativa sia legislativa. Riunisce e coordina 47 associazioni che si occupano della malattia e opera a livello nazionale e locale per creare una rete di aiuto intorno ai malati ed ai loro familiari.



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mercoledì 27 aprile 2016

Lipossina. Asma cronica nei bambini: ecco cosa manca

Una ricerca dell'Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Cnr rivela la mancanza di Lipossina A4 nella scarsa risposta alle cure a base di cortisonici nei casi di asma grave dell'età pediatrica e offre nuove prospettive terapeutiche.  Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology

LNel trattamento dell'asma grave nei bambini, un ruolo importante nell'inefficacia della terapia a base di cortisone è svolto dal deficit di Lipossina A4 (LXA4). A evidenziarlo, uno studio condotto, presso l'Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibim-Cnr) di Palermo, da un team di ricercatori biologi e medici italiani e francesi.
Le Lipossine sono eicosanoidi (agenti biologici che regolano numerose funzioni organiche) caratterizzati da proprietà anti-infiammatorie e anti-fibrotiche e sono coinvolti nei processi di risoluzione dell'infiammazione. 
"Nello studio è stato osservato che i bambini con asma grave avevano livelli inferiori di LXA4 nelle vie aeree rispetto a bambini con asma intermittente", spiega Rosalia Gagliardo dell'Ibim-Cnr. "Inoltre, a prescindere dalla gravità della malattia, tutti i bambini asmatici inclusi nello studio avevano livelli più elevati rispetto ai sani di Leucotriene B4 (LTB4), una molecola ad azione pro-infiammatoria, che funge da 'controregolatore' della LXA4".
I bambini con asma grave esaminati nello studio presentavano inoltre, sia rispetto ai piccoli pazienti con asma intermittente sia rispetto a quelli sani, un'espressione ridotta nelle vie aeree del recettore della Lipossina - il FPR2/ALXR (formyl peptide receptors2-lipoxin receptor).
"Il complesso LXA4-FPR2/ALXR è coinvolto nell'attivazione del recettore dei corticosteroidi, a dimostrazione del fatto che esiste un'interazione fra questi e la LXA4 nella regolazione del processo infiammatorio delle vie aeree dei pazienti con asma", prosegue Gagliardo. "Questi dati dimostrano che l'alterata biosintesi di Lipossina A4 e un deficit del suo specifico recettore FPR2/ALXR, nelle vie aeree, associati a un incremento della molecola Leucotriene B4, potrebbero essere alla base di una ridotta risposta alla terapia cortisonica a lungo termine, fenomeno che potrebbe favorire la persistenza dell'infiammazione delle vie aeree, il mancato controllo della malattia e la ridotta qualità della vita del paziente". 
I risultati di questo studio suggeriscono il potenziale ricorso a nuove strategie terapeutiche basate sulla combinazione di Lipossine e corticosteroidi, allo scopo di potenziare gli effetti di questi ultimi e diminuirne il dosaggio. Tale terapia combinata potrebbe fornire nuovi approcci farmacologici per le malattie respiratorie croniche, specie di pazienti in età pediatrica.
Lo studio è stato pubblicato su Journal of Allergy and Clinical Immunology

Roma, 27 aprile 2016


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Scompenso cardiaco per oltre un milione di persone in Italia: dal 1 all’8 maggio campagna in 41 centri cardiologici per conoscere una patologia sottovalutata

L'iniziativa si inserisce nell'European Heart Failure Awareness Day, campagna europea di sensibilizzazione e informazione promossa dal 2010 dalla Heart Failure Association (HFA) della Società Europea di Cardiologia (European Society of Cardiology - ESC).

Open day, incontri educazionali e attività di sensibilizzazione sullo scompenso cardiaco su tutto il territorio, con il patrocinio del Ministero della Salute, per informare sull'importanza di una diagnosi precoce e sugli stili di vita idonei a prevenirlo.

              
Roma, 27 aprile 2016Lo scompenso cardiaco è una condizione invalidante e potenzialmente fatale, che oggi è arrivata a colpire oltre un milione di persone in Italia.1
Con lo scompenso cardiaco il cuore, indebolito e troppo rigido, non riesce a pompare sangue nella quantità adeguata a soddisfare i fabbisogni dell'organismo. Ne consegue il danneggiamento dei principali organi, tanto che oggi la metà dei pazienti con scompenso cardiaco muore entro 5 anni dalla diagnosi.2-3 A questi numeri già allarmanti di per sé si aggiunge che lo scompenso cardiaco è la causa di 500 ricoveri ogni giorno per un totale di 165.000 all'anno, con una durata media di degenza che supera i 10 giorni con un totale di 1.650.000 giornate di ricovero all'anno.

Alla luce di questi numeri risulta ancora più importante aumentare la consapevolezza su una patologia che rischia di essere sottovalutata, spesso considerata "non grave" o comunque meno grave rispetto agli altri problemi cardiovascolari, i cui sintomi sono in larga parte sconosciuti, scambiati per inevitabile deperimento legato all'avanzare dell'età. Per questo dal 1 all'8 maggio si celebreranno, coordinate dall'Unità Scompenso e Cardiomiopatie dell'AUSL di Piacenza, con il Patrocinio del Ministero della Salute e il supporto non condizionante di Novartis, le Giornate europee dello scompenso cardiaco. Questa iniziativa si inserisce nell'European Heart Failure Awareness Days, campagna europea di sensibilizzazione e informazione promossa dal 2010 dalla Heart Failure Association (HFA) della Società Europea di Cardiologia (European Society of Cardiology - ESC).

Alla campagna hanno aderito 41 Centri cardiologici di riferimento, distribuiti in tutta Italia, dove, grazie alla partecipazione attiva di clinici (cardiologi, internisti), fisioterapisti, infermieri, psicologi, dietologi e altro personale sanitario, pazienti, volontari e istituzioni, verranno promosse iniziative di sensibilizzazione rivolte alla popolazione generale, ai pazienti e ai loro familiari. In questa campagna, vengono organizzati open day ("ospedale aperto"), incontri educazionali e attività di sensibilizzazione sullo scompenso cardiaco, per informare sui sintomi, sull'importanza di una diagnosi precoce e sugli stili di vita idonei a prevenire questa patologia. A coordinare la campagna è la AUSL di Piacenza, i cui rappresentanti, consapevoli di quanto lo scompenso cardiaco sia ancora poco riconosciuto e considerato, hanno voluto sviluppare questa iniziativa anche in Italia da tre anni.

«Le Giornate europee dello scompenso cardiaco sono una campagna paneuropea che ha l'obiettivo di aumentare la conoscenza di questa patologia, principale causa di ricovero dopo il parto e prima patologia per giornate di ricovero – afferma Massimo Piepoli, membro del Board di HFA e Responsabile Unità Operativa Scompenso e Cardiomiopatie, Ospedale di PiacenzaSiamo lieti che la campagna abbia avuto in Italia il patrocinio del Ministero della Salute, perché lo scompenso ha pesanti ripercussioni in termini di qualità di vita, costi sociali e costi sanitari. La diagnosi tempestiva insieme al controllo dei fattori di rischio permettono di rallentare il decorso della patologia. I progressi compiuti negli ultimi anni ci permettono di intervenire con efficacia, migliorando la sopravvivenza. E presto ci aspettiamo l'arrivo di nuove terapie farmacologiche che ci auguriamo possano migliorare la durata e la qualità della vita dei nostri  pazienti».

E' importante sapere che la patologia progredisce nel tempo, spesso senza presentare eventi acuti e sintomi evidenti, che rischiano di non essere riconosciuti o sottovalutati. Tra i primi campanelli d'allarme si può avvertire un senso di stanchezza e debolezza, unito a difficoltà di respiro e mancanza di fiato, anche dopo un leggero sforzo fisico. Nelle sue fasi più avanzate, questo affaticamento e difficoltà di respirazione si possono accusare anche con semplici attività, come vestirsi o camminare in casa, fino a disturbare il riposo notturno, per cui il paziente sente la necessità di alzarsi dal letto per cercare di respirare meglio.

Prima raccomandazione rivolta alla popolazione generale è la prevenzione dei fattori di rischio cardiovascolare, quali obesità, ipertensione, sedentarietà, dislipidemia. Quindi per prevenire la malattia e il suo peggioramento è importante non fumare, limitare al massimo l'assunzione di bevande alcoliche, seguire una dieta controllata e praticare regolarmente attività fisica.

Riconoscere tempestivamente lo scompenso cardiaco è un primo passo importante, ma va poi gestito con costanza: la qualità di vita di chi ne soffre può risultare fortemente compromessa, lì dove una gestione corretta del quadro clinico e dello stile di vita può garantire ai malati di vivere più a lungo e meglio. «A soffrire di scompenso cardiaco in Italia sono circa un milione di persone e si stima che la sua prevalenza nella popolazione cresca in maniera esponenziale con l'età: meno dell'1% sino a 60 anni, il 2% tra i 60 e i 70 anni, il 5% tra i 70 e gli 80, attestandosi a oltre il 10% dopo gli 80 anni – afferma Luca Baldino, Direttore Generale della AUSL di Piacenza – l'ospedalizzazione di questa tipologia di pazienti assorbe circa il 70% dei costi globalmente sostenuti per la malattia. I ricoveri per scompenso sono aumentati di circa il 50% negli ultimi dieci anni e attualmente il DRG 121 è il secondo per numero di ricoveri e il primo per numero di giorni di degenza. La riospedalizzazione è di circa il 20% a trenta giorni e del 50% a sei mesi. In termini economici, in Italia i costi per i soli ricoveri ospedalieri in acuzie ammontano a quasi 550 milioni di euro l'anno, pari al 2% del valore complessivo dei ricoveri e allo 0,5% della spesa sanitaria complessiva».

In Italia, la campagna è realizzata con il sostegno incondizionato di Novartis, da sempre impegnata a fare crescere, tra la società e i cittadini, la consapevolezza in merito a patologie diffuse ma ancora poco note, all'importanza della prevenzione e alla possibilità di cura.

Tutte le informazioni sullo scompenso cardiaco e sulla campagna sono disponibili al sito www.iltuocuore.com. Inoltre, si possono seguire tutte le iniziative alla pagina Facebook www.facebook.com/scompensocardiaco
  
Riferimenti bibliografici:
1.     Dati studio ARNO
2.     Loehr LR, Rosamond WD, Chang PP, Folsom AR, Chambless LE. Heart failure incidence and survival (from the Atherosclerosis Risk in Communities study). Am J Cardiol. 2008;101(7):1016-1022
3.     Lloyd-Jones et al. Heart disease and stroke statistics--2010 update: a report from the American Heart Association. Circulation. 2010;121:e46-215
4.     Remme WJ, et al. Public awareness of heart failure in Europe: first results from SHAPE, European Heart Journal 2005;26:2413-2421


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martedì 26 aprile 2016

REALE MUTUA DÀ UN CALCIO AL FUMO

La compagnia subalpina sostiene la giornata organizzata sabato 30 aprile a Torino e dedicata ai vantaggi e ai benefici di una vita senza fumo
 
Torino, 26 aprile 2016 – Reale Mutua, Società di recente posizionatasi come leader in ambito welfare a sostegno del benessere attuale e futuro delle famiglie, sostiene l'Associazione un Calcio al Fumo nell'organizzazione di una giornata dedicata ai benefici di una vita senza fumo.
Il 30 aprile p.v., presso la Piazza dei Mestieri (via Jacopo Durandi 13, Torino) ci si riunirà con l'intento di sensibilizzare i cittadini di ogni età sui vantaggi di una vita senza sigarette, mettendo a disposizione strumenti utili ad aumentare l'efficacia della prevenzione e dell'azione antifumo.
Il fulcro della giornata sarà "Polmoni in Fumo", un convegno medico aperto anche al pubblico non specializzato. Sarà altresì possibile sottoporsi a spirometria gratuita con personale sanitario qualificato, per offrire a tutti una prevenzione all'annoso problema della dipendenza da nicotina.
«Reale Mutua, da sempre attenta alla protezione delle famiglie, intende affermare il proprio ruolo di attore di riferimento anche in ambito salute - ha dichiarato Luca Filippone, Direttore Generale di Reale Mutua – Vogliamo fare la nostra parte per salvaguardare il benessere attuale e futuro dei cittadini non soltanto offrendo una gamma di prodotti specializzati, ma anche sensibilizzando tutti, soprattutto i giovani, al tema della prevenzione».

Fondata a Torino nel 1828, la Società Reale Mutua di Assicurazioni è la più importante Compagnia di assicurazioni italiana in forma di mutua. È capofila di Reale Group nel quale operano circa 3 mila dipendenti per tutelare più di 3,5 milioni di Assicurati. Reale Mutua offre una gamma molto ampia di prodotti, sia nei rami Danni sia nei rami Vita. I suoi Soci/Assicurati sono oltre 1,4 milioni, facenti capo a 340 agenzie. La Società evidenzia una solidità tra le più elevate del mercato, testimoniata da un indice di solvibilità che si attesta al 455%.

Obesità: troppi italiani mangiano male

OBESITA' E SOVRAPPESO: UN PROBLEMA PLANETARIO NON ANCORA RISOLTO

Lo studio dell'Osservatorio Nutrizionale Grana Padano sull'alimentazione degli italiani in occasione della Giornata Europea dell'Obesità del 21 maggio
 
 
(Milano, 26 aprile 2016)Nel mondo sono 641 milioni le persone obese o in sovrappeso, come riferisce il recente studio dell'Imperial College di Londra, pubblicato nel numero di aprile dalla rivista The Lancet,  che ha coinvolto l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e oltre 700 ricercatori nel mondo. Nel 1975 le persone obese nel mondo erano 105 milioni, mentre nel 2014 la cifra è arrivata a 641 milioni. Un aumento vertiginoso che fa parlare i ricercatori di "epidemia di obesità": è interessato il 13% della popolazione mondiale adulta, ed occorre intervenire, prima di tutto raccomandando una corretta alimentazione.
 
In occasione della Giornata mondiale dell'obesità del 21 maggio 2016, gli esperti dell'Osservatorio nutrizionale Grana Padano (Ogp) hanno realizzato uno studio sul rapporto tra tipo di alimentazione e peso corporeo, analizzando 5mila interviste di italiani adulti.
 
Le abitudini alimentari emerse evidenziano uno scarso apporto di verdura, il 38.7 del campione non mangia due porzioni di verdura al giorno e la cattiva abitudine è prevalente nel maschio (45% rispetto 32%), per la frutta emerge che il 27% degli intervistati non mangiano due frutti al giorno e il 45% non mangia due volte a settimana il pesce, i cereali integrali non sono utilizzati dal 65% degli intervistati e il 56% di questi  sono in sovrappeso o obesi. I dolci sono utilizzati da entrambi i sessi senza particolari differenze in quantità.
 
Le cattive abitudini sono per il 10% degli intervistati di non fare la prima colazione, il 20% mangia davanti alla televisione o al computer, il 25 % degli intervistati ha l'abitudine all'aperitivo che è quasi sempre accompagnato dal buffet. Il pasto completo ed equilibrato (primo e secondo con le verdure e la frutta) è fatto solo dal 16% degli intervistati a cena e il 10% a pranzo, la maggior parte delle persone fa pasti veloci e dissociati (o primo o secondo piatto), più della metà delle persone, il 60% non guarda le etichette nutrizionali e non si informa sulle caratteristiche dei prodotti nutrizionali. Il 40% utilizza alcolici, prevalentemente vino.
 
Analizzando i nutrienti, la quota proteica è di circa 1-1.2 grammi di proteine per Kg di peso, abbiamo quindi un'alimentazione normoproteica con una percentuale di fibra, vicina a quella raccomandata 29g  invece che 30g. Analizzando i dati  emerge una bassa introduzione di Vitamina D e bassa introduzione di minerali, prevalentemente ferro nelle donne, le persone bevono poco e difficilmente raggiungono  1.5 litri di acqua al giorno.
 
Il dato più evidente dall'indagine è che il 43% del campione passa quotidianamente 3 o più di 4 ore davanti alla televisione o ai giochi elettronici, l'attività quotidiana in casa è minima, meno di 1 ora al giorno nel 50% degli intervistati (nel 66% degli uomini). Se si considera l'attività lavorativa emerge chiaramente che chi ha un lavoro sedentario (50% degli intervistati) ha un BMI più elevato, infatti il 50% dei sedentari ha un BMI maggiore di 25. La tendenza al sovrappeso e obesità aumenta per chi è disoccupato o senza lavoro, oppure in pensione.
 
"La sedentarietà è molto diffusa nella nostra popolazione e l'attività fisica regolare è scarsa – spiega Maria Letizia Petroni, Presidente di ADI Associazione Italiana di dietetica della Lombardia e coordinatrice dell'Ogp - E' quindi fondamentale promuovere una sana alimentazione e un corretto stile di vita, promuovendo la Dieta Mediterranea abbinata ad una attività fisica regolare: per gli adulti è di almeno 150 minuti a settimana di attività fisica aerobica d'intensità moderata, praticata per almeno 10 minuti consecutivi, secondo le linee guida della SIO (Società Italiana Obesità) e ADI". 
 
"Aggiungo che durante Expo2015 è stata lanciata la dieta del Grana Padano – sottolinea Petroni – con piatti basati su Grana Padano Dop che contiene la leucina, con l'effetto di contrastare la perdita di massa magra metabolicamente attiva durante il calo di peso ed aumentare il senso di sazietà, fattore assai importante per chi tende a mangiare troppo".
 
 
I CONSIGLI DEGLI ESPERTI DELL'OSSERVATORIO NUTRIZIONALE GRANA PADANO:
 
1)       Raggiungere i 10.000 passi al giorno (utilizzando anche il contapassi)
2)       Bere più di 1.5 litri acqua al giorno (almeno 8 bicchieri)
3)       Cinque porzioni di frutta e verdura al giorno
4)       Introdurre alimenti integrali
5)       Limitare i grassi animali e preferire l'olio di oliva
6)       Assumere almeno tre volte il pesce alla settimana
7)       Una o due porzioni di latticini al giorno (latte\ yogurt)
8)       Utilizzare almeno due volte alla settimana i legumi come fonte proteica
9)       Limitare il sale aggiunto
10)     Pesarsi regolarmente
  
 
Metodologia dello studio Ogp
La valutazione delle abitudini alimentari e dell'apporto di energia, di macro e micronutrienti è stata effettuata mediante l'utilizzo di un avanzato software, OGP versione 3.0, sviluppato appositamente e gratuitamente per i professionisti nell'ambito nutrizionale. Di ogni soggetto sono stati raccolti i dati anagrafici, utili a classificarli per: sesso, età, area geografica, livello d'istruzione e grado di occupazione.
La prima parte dell'intervista riguarda la raccolta di dati antropometrici. Peso (kg) e altezza (cm) e calcolo del BMI (KG\m2). Le successive 6 domande valutano lo stile di vita dei soggetti, più precisamente: L'abitudine al fumo; Il lavoro dal punto di vista della fatica fisica, quindi classificato come sedentario, manuale o pesante; Il tempo dedicato all'attività domestica, il tempo libero speso per hobby sedentari,  il tempo dedicato ad un attività fisica moderata. Le abitudini alimentari vengono indagate con 28 domande riguardanti il consumo giornaliero di alimenti, bevande, e  alcolici.
I restanti quesiti sulle abitudini alimentari riguardano le modalità di consumo dei pasti principali (domestico o fuori casa, in solitudine o in compagnia) e il tempo ad essi dedicato (es. pranzo consumato in 10 minuti o in più di 20), i comportamenti nei confronti del cibo, in particolare, se il soggetto è abituato a spiluccare, a mangiare spesso fuori pasto o se consuma solo i pasti principali.
Il campione esaminato, tra la popolazione adulta ha un età media di 53 anni, un BMI medio di 26.6, una circonferenza vita di 91 cm. (media di 87cm per le donne e 95,5 cm per gli uomini). I dati emersi riconfermano l'importanza dell'istruzione, il campione più istruito ha un BMI medio più basso rispetto a chi ha un livello scolastico più basso.

 
 
SCHEDA INFORMATIVA SULL' OSSERVATORIO NUTRIZIONALE GRANA PADANO
Indagine sugli errori nutrizionali e gli stili di vita

 
L'Osservatorio nasce nel 2004 grazie all'impegno del Consorzio Tutela Grana Padano in collaborazione con FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) e SIMG (Società Italiana di Medicina Generale). Dall'inizio del 2005 sta fotografando gli stili alimentari della popolazione italiana con appositi questionari somministrati dai Medici e Pediatri di libera scelta ai loro assistiti, ai quali nel 2007 si sono aggiunti Dietisti e altri Medici Specialisti. L'indagine non è svolta da intervistatori ma da professionisti della salute che svolgono sui loro assistiti delle anamnesi alimentari a favore della loro salute e a scopo educativo. I dati raccolti con le anamnesi vengono elaborati per dare informazioni di carattere osservazionale-epidemiologico che periodicamente sono diffusi alla società civile.
AD OGGI.
Ha coinvolto 1.451 Medici di Medicina Generale, 673 Pediatri, 372 Dietisti che hanno somministrato 27.271 anamnesi alimentari (interviste) di cui 7.251 in età pediatrica e 20.020 adulti.
GLI OBIETTIVI.
Educare l'intervistato ad una corretta alimentazione e suggerire uno stile di vita quale prevenzione primaria, secondo quanto identificato dal programma "Guadagnare Salute" del Ministero della Salute.
Ottenere una stima qualitativa dell'assunzione di nutrienti e delle abitudini quali fumo e attività fisica.
Fornire al medico un pratico strumento operativo per somministrare l'anamnesi nutrizionale.
Identificare i principali errori nutrizionali degli italiani e diffondere la cultura della corretta alimentazione.
 
METODOLOGIA.
Ogni medico, pediatra, dietista e operatore sanitario, effettua l'anamnesi in un'area riservata online dove risiede il software. L'anamnesi è somministrata solo a soggetti che non soffrono di importanti patologie ed è effettuata come una ricerca osservazionale (il medico intervista il suo assistito, o il genitore nel caso di minori) l'intervista è guidata da un questionario elettronico che raccoglie: età, sesso, peso e altezza per calcolare il BMI, la circonferenza addominale, lo svolgimento di attività fisica, il tempo trascorso in attività sedentarie (guardare la TV, utilizzare il PC, fare giochi elettronici) e l'abitudine al fumo.
La parte alimentare valuta la frequenza di assunzione settimanale o mensile dei più importanti e diffusi alimenti consumati in Italia, i dati dichiarati vengono elaborati dal software che calcola il contenuto in macronutrienti e micronutrienti e di conseguenza quanti se ne sono assunti con la dieta abituale. Il software elabora e somma i nutrienti assunti e li paragona al fabbisogno giornaliero di ogni individuo, distinto per età e sesso, per valutarne lo scostamento rispetto ai valori standard. Le eccedenze e deficienze di nutrienti significative vengono evidenziate per correggere l'errore nutrizionale emerso dall'anamnesi. Gli scostamenti dei nutrienti vengono poi riclassificati in cibi da assumere più o meno frequentemente. Oltre a ciò il software permette, solo al medico, di suggerire comportamenti personalizzati a seconda del quadro clinico dell'intervistato. I risultati e i suggerimenti vengono consegnati all'intervistato.
 
COMITATO SCIENTIFICO OGP:
Prof.ssa Maria Letizia Petroni: coordinatrice del board, Medico specializzato in medicina interna ed esperto di alimentazione, nutrizione clinica ed obesità, coordinatore di ricerche finalizzate per il Ministero della Salute e Docente incaricato di dietetica e nutrizione presso diverse Università italiane. Responsabile scientifico del centro obesità dell'ospedale Villa Igea di Forlì.
Dott.ssa Michela Barichella: Medico specializzato in scienza dell'alimentazione, Responsabile medico del Servizio dietetico ICP dell'Ospedale di Milano, Presidente di Brain and Malnutrition Association.
Prof. Claudio Maffeis: Medico Pediatra, esperto di nutrizione e obesità infantile, Docente di metabolismo e nutrizione in età evolutiva dell'Università di Verona, Direttore della UOS nutrizione clinica e obesità dell'Ospedale Borgo Roma, Verona.
Prof. Sergio Coccheri: Medico specializzato in cardiologia e angiologia Ordinario di Malattie cardiovascolari dell'Università di Bologna.
Prof. Davide Festi: Medico specializzato in gastroenterologia, Ordinario di Gastroenterologia, Direttore della Scuola di specializzazione e Preside del corso di laurea in dietetica dell'Università di Bologna.
Prof. Alessandro Lubisco: statistico, Docente di scienze statistiche dell'Università di Bologna).
 
 



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Nuovi agenti antivirali ad ampio spettro aprono la strada a un unico farmaco efficace contro i virus più pericolosi

La possibilità concreta di un approccio rivoluzionario per antivirali di nuova generazione

dimostrata da uno studio dell'Università di Siena e del Cnr. I risultati sono pubblicati su Pnas


Un unico farmaco contro tutte le infezioni virali, capace di colpire la proteina che i virus utilizzano per moltiplicarsi. E' questo l'obiettivo che sarà reso possibile grazie a uno studio condotto in collaborazione tra Università di Siena e il Cnr, che ha individuato nuove molecole capaci di inibire la proteina umana DDX3, di cui "si nutrono" i virus. La ricerca, diretta dal professor Maurizio Botta del dipartimento di Biotecnologie, chimica e farmacia dell'Università di Siena e dal professor Giovanni Maga dell'Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Pavia, è appena stata pubblicata dalla prestigiosa rivista americana PNAS - Proceedings of the National Academy of Sciences.

Si tratta di un approccio che indica una vera rivoluzione per le terapie antivirali, in quanto sono state sviluppate molecole che invece di colpire i classici componenti virali, come succede con i farmaci attualmente in commercio, inibiscono una proteina umana, la RNA elicasi DDX3, che i virus utilizzano per infettare la cellula e replicarsi. Forti ed evidenti i vantaggi rispetto all'approccio terapeutico tradizionale: gli inibitori sviluppati sono in grado di essere efficaci contro tutti i virus, anche quelli mutanti, che risultano resistenti ai farmaci ora utilizzati.

Grazie ad un lungo lavoro di ricerca gli studiosi sono riusciti a progettare e sintetizzare la nuova famiglia di composti, che essendo più potenti e selettivi, sono in grado di colpire non solo il virus HIV, ma anche virus caratterizzati da morfologia e meccanismi di replicazione differenti, come quello dell'Epatite C (HCV), della febbre Dengue (DENV), e quello del Nilo Occidentale (WNV), della stessa famiglia del virus Zika.

Dal momento che il target è una proteina umana e non virale, il composto ha pienamente mantenuto il suo profilo di attività contro tutti i ceppi di HIV resistenti alla terapia utilizzata attualmente, come dimostrato dal professor Maurizio Zazzi del dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Siena.

Uno studio preliminare in vivo, effettuato in collaborazione col professor Maurizio Sanguinetti, dell'Università Cattolica di Roma, ha dimostrato che il composto non è tossico nei ratti, e che è in grado di biodistribuirsi nei tessuti.

"Il potenziale di questi composti è enorme – ha evidenziato il professor Botta - e potrebbe trovare applicazione nel trattamento dei pazienti immunodepressi che spesso sono soggetti ad altre infezioni virali, come nel caso dei pazienti HIV/HCV coinfetti. Inoltre, l'ampio spettro antivirale che caratterizza i composti potrebbe rappresentare una valida soluzione anche per il trattamento dei nuovi virus emergenti che si stanno diffondendo in maniera sempre più frequente ed estesa col fenomeno della globalizzazione, e per i quali non è spesso nota una cura efficace. Il nostro team sta continuando a lavorare strenuamente per conseguire questo obiettivo, per il quale ci aspettiamo risultati significativi, cioè la messa a punto di una nuova terapia antivirale completamente efficace nel giro di pochi anni".

"Qualche anno fa – ha spiegato il professor Maga - con il collega Botta avevamo sviluppato un inibitore dell'enzima cellulare DDX3, in grado di bloccare la replicazione del virus HIV. Dato che quella molecola colpiva un bersaglio cellulare, avevamo ipotizzato che potesse essere efficace anche contro i virus mutanti, resistenti ai farmaci anti-HIV utilizzati in terapia. Gli inibitori più potenti che siamo riusciti a creare proseguendo negli studi sono la dimostrazione della validità di quell'ipotesi. Sarà necessario continuare le ricerche per trasformare queste molecole in farmaci, ma possiamo considerare  gli inibitori della proteina DDX3 i prototipi di antivirali ad ampio spettro, una classe di farmaci ad oggi non ancora disponibile".

Lo studio pubblicato è frutto di un lavoro multidisciplinare, che insieme alla componente chimica, ha visto il coinvolgimento anche di una forte       componente biologica. Oltre ai gruppi prima citati sono coinvolti il team dei professori Miguel Martinez e Jose Estè (IrsiCaixa, Hospital Universitari Germans Trias i Pujol Universitat Autònoma de Barcelona)e del professor Andreas Meyerhans (Department of Experimental and Health Sciences, Universitat Pompeu Fabra, Barcelona).

Il progetto è stato sviluppato grazie al prezioso supporto della Regione Toscana, che per prima ha creduto in questo lavoro, e della First Health Pharmaceutical B.V. che ne ha sostenuto il successivo sviluppo. Inoltre questa ricerca è stata supportata da una generosa donazione della Fondazione Dario Fo e Franca Rame e da finanziamenti PRIN del MIUR.

 Roma, 26 aprile 2016



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Le quattro indicazioni emerse dal primo convegno internazionale sulla Medicina della Riproduzione e Ginecologia Endocrinologica

«Occorre incentivare il dialogo tra ginecologi e centri specializzati: tempo, informazione, genetica ed endometriosi i temi di confronto», afferma il centro per la fertilità ProCrea, organizzatore della due giorni di Lugano

 

«È indispensabile creare un contatto diretto tra ginecologi e centri specializzati in Medicina della Riproduzione al fine di non perdere tempo prezioso e indirizzare le coppie che sono alla ricerca di un figlio verso la strada più appropriata». L'appello arriva dal primo convegno internazionale di Medicina della Riproduzione e Ginecologia Endocrinologia organizzato dal centro ProCrea di Lugano, in collaborazione con il laboratorio Risch e ProCrea Lab. La due giorni di studio e confronto che si è svolta al LAC di Lugano il 21 e 22 aprile ha evidenziato in maniera forte la necessità di «creare un ponte di comunicazione tra i medici che visitano le pazienti per la prima volta e i centri specializzati», spiega Michael Jemec membro del comitato scientifico del convegno e direttore medico del centro ProCrea di Lugano. «Occorre un nuovo approccio alla Medicina della Riproduzione: non più due mondi distaccati, ma due ambiti che dialogano e si confrontano. E che hanno come unico obiettivo il benessere della paziente. Questo primo convegno ha voluto creare momenti di confronto e crescita reciproca».

Quattro gli elementi da tenere in considerazione.


1. Il tempo è il nemico da combattere. «Il tempo è il primo nemico della fertilità, soprattutto nella donna: più si lasciano passare gli anni e più si abbassano le possibilità di avere una gravidanza. È quindi importante che le coppie siano indirizzate subito verso specialisti in Medicina della riproduzione», spiega Marina Bellavia, membro del comitato scientifico del convegno e specialista di ProCrea.


2. La scienza negli ultimi anni ha fatto passi da gigante. Prosegue Bellavia: «Le continue ricerche che vengono fatte a livelli internazionale aprono scenari costantemente nuovi che possono contribuire a diagnosticare con sempre maggiore precisione il perché di una mancata gravidanza e ad individuare la possibile soluzione al problema di infertilità riscontrato. È però importante che queste informazioni siano accessibili a tutti».


3. La genetica. «È la vera novità nell'ambito della Medicina della Riproduzione e della procreazione assistita. Grazie ai nuovi test genetici è stato rivoluzionato l'approccio arrivando a migliorare complessivamente i tassi di successo delle terapie», spiega Giuditta Filippini, direttore di ProCrea Lab il laboratorio di genetica molecolare di ProCrea. Un esempio: «Con i test genetici possiamo andare maggiormente in profondità nel valutare la qualità del seme maschile, arrivando a individuare lo spermatozoo che presenta maggiori elementi di successo, quindi di fecondazione». Con la genetica si sono sviluppati anche percorsi diagnostici capaci di individuare malattie genetiche rare che possono essere trasmesse ai figli.


4. Un nuovo approccio all'endometriosi. «Parliamo di una malattia silenziosa, ancora troppo poco conosciuta - e quindi spesso difficilmente diagnosticata - che influisce in modo negativo sulle possibilità di diventare mamma», precisa Bellavia. «Le ultime linee guida della Eshre - European Society of Human Reproduction and Embryology - che abbiamo avuto l'opportunità di presentare, aprono di fatto una nuova frontiera per le donne che ne sono affette e sono alla ricerca di un figlio. La soluzione non deve essere necessariamente chirurgica con ricorso alla Fivet, ma ci sono situazioni dove è possibile intervenire con stimolazioni ormonali e inseminazione intrauterine per le quali le possibilità di una gravidanza sono ben 5 volte superiori rispetto solamente a qualche anno fa».

 

ProCrea - Con una lunga esperienza nel campo della medicina della riproduzione, ProCrea è il maggiore centro di fertilità della Svizzera ed è un polo di riferimento internazionale. ProCrea è composto da un'équipe professionale di medici, biologi e genetisti specialisti in fisiopatologia della riproduzione. Unico centro svizzero ad avere al suo interno un laboratorio accreditato di genetica molecolare (www.procrealab.ch), ProCrea esegue analisi genetiche per lo studio dell'infertilità con tecniche d'avanguardia. La sede principale è a Lugano in via Clemente Maraini, 8. 




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