Settimana Nazionale della Dislessia 
2 - 8 ottobre 
 European Dyslexia Awareness Week
OSSERVATORIO CENTRO STUDI ERICKSON
DISLESSIA: Pianificare, Potenziare, 
Individuare strategie operative, Anticipare E  Gratificare, 
CINQUE AZIONI PER supporTARe i ragazzi con dsA
187mila (il 2,1% del totale) è il numero di studenti che secondo il MIUR,  nel 2016, manifestavano un  Disturbo Specifico dell'Apprendimento. Per la precisione il  ministero dell'Istruzione, diagnosi alla mano, ne contava ufficialmente 186.803,  di cui 108.844 con disturbi di dislessia, 38.028 di disgrafia,  46.979 di disortografia e 41.819 di discalculia.  Eppure, secondo l'Associazione Italiana  Dislessia, sarebbero 350mila i ragazzi che hanno questa  difficoltà. Nel  corso degli ultimi anni le diagnosi di disturbo specifico di apprendimento,  nelle sue varie forme, sono infatti notevolmente aumentate da uno 0,7%  sul totale degli alunni nell'anno scolastico 2010/2011 a un 2,1% nell'anno  scolastico 2014/2015. Forse un effetto del fatto che i DSA non sono più un tabù  e insegnanti e famiglie li riconoscono più facilmente. Ecco perché l'Osservatorio del Centro Studi Erickson,  a pochi giorni dall'inizio della seconda  Settimana Nazionale della Dislessia in programma dal 2 all'8 ottobre, promossa  dall'AID in concomitanza con la European  Dyslexia Awareness Week, fa un punto su questo Disturbo Specifico  dell'Apprendimento, cercando, come suggerito dall'associazione, di mettere in luce le potenzialità dei bambini e dei ragazzi con  DSA piuttosto che le loro difficoltà.
E quando si  parla di potenzialità si pensa subito al fatto che in fondo la dislessia è un tratto comune a molti  personaggi famosi - attori, politici, scienziati, chef - che hanno rotto il  tabù raccontando il loro percorso e la via intrapresa per il successo. Sono però  sempre di più le storie di persone comuni che raccontano come questa "neurodiversità",  pur mettendo alla prova famiglie, insegnanti e soprattutto alunni, può comunque  portare a dei percorsi di studio non facili, ma di successo. Come la storia di Filippo Barbera, vicentino classe 1988,  che scopre di essere dislessico, disgrafico, disortografico e discalculico in  prima elementare. Grazie a un percorso intensivo tra logopedista,  neuropsichiatra e compiti supplementari si laurea  con lode in Scienze della Formazione Primaria presso l'Università di Padova,  consegue un Master di II livello in Psicopatologia dell'apprendimento, si  specializza, con il massimo dei voti, nel Metodo Montessori e intraprende la  sua carriera di insegnante di scuola e di scrittore. «La dislessia non è una porta murata, ma una porta chiusa a doppia  mandata. Per aprirla bisogna trovare la chiave giusta» sostiene Barbera. E  poi c'è Giacomo Cutrera, bresciano  anche lui classe 1988, autore e protagonista dell'autobiografia "Demone  Bianco", che scopre di essere dislessico solo dopo la terza media e grazie  all'implementazione di un nuovo modo di apprendere utilizzando diversi canali e  miscelando le conoscenze con l'esperienza pratica arriva fino a laurearsi in  informatica. «Penso che noi dislessici  siamo come i fiumi: se tu metti un masso in mezzo a un fiume, questo non si  ferma, ma cerca altre strategie, altre vie e continua a scorrere», afferma Cutrera che assieme a Barbera sarà uno dei relatori al Convegno Erickson "La  qualità dell'inclusione scolastica e sociale" in programma a Rimini il 3, 4 e 5  novembre.   
Questi esempi  aiutano a comprendere che la dislessia non impone nessun limite a un bambino o  alle persone adulte: entrambi possono sviluppare le proprie potenzialità ed  esprimere il proprio talento. Le famiglie, la scuola e la comunità devono però  essere in grado di aiutarli e di includerli. «In passato, per una diversa sensibilità sulla tematica, il ragazzo con  dislessia era considerato un alunno svogliato. Adesso, grazie a una maggiore  consapevolezza dei genitori e a una migliore preparazione di insegnanti e  psicologi, i ragazzi a cui viene riscontrato questo disturbo hanno il diritto  reale a un progetto educativo mirato. Ed è quindi importante costruire una  scuola inclusiva, capace di individualizzare bene, rispondendo alle esigenze di  tutti» sottolinea Dario Ianes, co-fondatore delle Edizioni Centro Studi  Erickson, docente di Pedagogia Speciale e coordinatore scientifico del Convegno
Altro aspetto  fondamentale da considerare per supportare i ragazzi dislessici è che un generico progetto d'intervento non può  andare bene per tutti. «Aiutare uno  studente con DSA è come fare un puzzle: serve l'incastro giusto. Per fare in  modo che due pezzi di un puzzle si incastrino perfettamente, non possiamo di  certo scegliere a caso un tassello pensando che vada bene per tutti gli altri:  dobbiamo trovare quello giusto, che combaci perfettamente con il pezzo che  abbiamo in mano. In modo analogo, un generico progetto d'intervento non può  andare bene per tutti i DSA», lo spiega così anche Gianluca Lo Presti, nel suo libro "Nostro figlio è dislessico" edito da Erickson. Ogni diagnosi indica, infatti, come sia più opportuno  aiutare quel soggetto nello sviluppo dell'apprendimento, con precise  indicazioni differenti da individuo a individuo, scritte su misura a seconda  del tipo e della severità del DSA. Tutte queste informazioni contenute nella  diagnosi dello specialista sono il punto cardine da cui partire. E poi? La vera comprensione da parte del  bambino avviene nel tempo, dunque è necessario che il genitore abbia un  atteggiamento costante giorno dopo giorno. A questo proposito, si possono  consigliare le famiglie con ragazzi con DSA ad adottare i cinque comportamenti speciali.  
1. Pianificare 
Prima di iniziare a studiare è bene avere in mente come agire, conoscere qualche tecnica educativa funzionale e provare a evitare modalità che spesso si rivelano inefficaci. 
2. Potenziare 
Dedicare dai 10 ai 20 minuti ad attività di potenziamento dell'abilità specifica. 
3. Individuare strategie operative 
Utilizzare il metodo più idoneo al caso, con creazione di mappe, lettura del testo, sintesi dei contenuti, ecc. 
4. Anticipare
Risulta notevolmente più efficace anticipare il problema, agire prima che un comportamento degeneri. Per fare ciò, appare utile diventare degli ottimi osservatori nelle situazioni. 
5. Gratificare 
Prevedere dei premi e delle modalità di assegnazione.
Questo tema sarà  discusso in  occasione del Convegno "La qualità dell'inclusione scolastica e  sociale" organizzato dal  Centro Erickson al  Palacongressi di Rimini i prossimi 3, 4 e 5 novembre. 
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