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venerdì 16 giugno 2017

Hera e Istituto Superiore di Sanità insieme per l’applicazione dei Water Safety Plans

Con anni di eccellenti risultati alle spalle, Hera rilancia il proprio impegno a favore della qualità dell'acqua potabile e in accordo con l'Istituto Superiore di Sanità applicherà ai  propri sistemi acquedottistici i Piani di Sicurezza dell'Acqua (Water Safety Plans) previsti da Bruxelles.

Mercoledì 21 se ne discuterà a Bologna.                                      Si chiamano Water Safety Plans e sono i protocolli europei per il controllo di tutte le fasi della filiera di produzione e distribuzione dell'acqua potabile. Contemplati nella Direttiva 1787/2015, richiedono agli stati membri diconformarvisi al più presto, ma Hera – fedele alla sua storia - non intende aspettare. 

Attiva da sempre nel monitoraggio puntuale della propria acqua di rete, con performance di servizio in grado di garantire – su tutto il territorio servito – un'acqua potabile economica e di qualità, la multiutility ha così siglato un accordo di collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) per applicarenel biennio 2017-2018 Water Safety Planscompleti a due dei propri sistemi acquedottistici. 

In questo modo sarà possibile acquisire la metodologia e le competenze previste nel quadro delle nuove disposizioni, in modo tale da poter poi estendere i Piani di Sicurezza dell'Acqua a tutti i sistemi acquedottistici gestiti. 

L'argomento sarà oggetto di un convegno dedicato agli esperti del settore, che si terrà presso la sede bolognese della multiutility mercoledì 21 giugno, alla presenza dei vertici del Gruppo, nonché di istituzioni ed enti coinvolti nel progetto. La sicurezza, dunque, prima di tutto. 

L'introduzione di uno standard preciso e valido per tutti i Paesi membri, del resto, conferisce un valore ulteriore all'impegno profuso in questi anni da Hera. 

Muovendosi con largo anticipo, infatti, il Gruppo dispone già da tempo di strutture impiantistiche, laboratori d'analisi e sistemi di monitoraggio che operano quotidianamente per consentire a oltre 3,6 milioni di cittadini serviti di poter bere con assoluta tranquillità l'acqua del rubinetto di casa. Garantita da oltre 2.000 controlli al giorno, l'acqua del rubinetto è quindi al centro delle attenzioni di Hera, che vi ha dedicato un report specifico, "In buone acque", giunto ormai alla ottava edizione e pubblicato annualmente per rendicontare nel dettaglio tutti gli aspetti di questo fondamentale servizio. 

Già da alcuni anni, peraltro, il Gruppo collabora con Regione Emilia-Romagna e Arpae per lo sviluppo di una metodologia applicativa basata sull'analisi di rischio per la definizione dei piani di controllo. 

In tale ambito è stato fornito anche un contributo alle Linee Guida sui Piani di Sicurezza dell'Acqua pubblicate dall'Istituto Superiore di Sanità nel 2014 (Rapporto ISTISAN 14/21). 

"Per noi – dichiara Franco Fogacci, Direttore Acqua del Gruppo Hera – garantire un'acqua potabile di qualità rappresenta da sempre un imperativo assoluto e per questo ci troviamo in assoluta sintonia con gli indirizzi tracciati nella Direttiva europea. I Water Safety Plans – prosegue Fogacci – costituiscono una sfida importante per tutti gli operatori del settore, che dovranno essere bravi a strutturarsi in misura tale da darne concreta e puntuale attuazione. Penso anzi che un'esperienzaaziendale come quella di Hera – conclude il Direttore Acqua della multiutility – possa mettere in campo competenze e risorse decisive per favorire processi di questo tipo, non soltanto traducendoli in realtà nel territorio servito ma anche fornendo esempi importanti e utili per altri ambiti locali". 

Luca Lucentini, Direttore del Reparto di Igiene delle Acque Interne dell'Istituto Superiore di Sanità, dichiara: "La volontà di Hera di implementare i piani di sicurezza dell'acqua evidenzia la costante tendenza al miglioramento della società e la fiducia in uno strumento che può assicurare un potenziamento della prevenzione anche in sistemi particolarmente avanzati sotto il profilo gestionale e dei controlli. Il coinvolgimento di ISS, insieme alle Autorità sanitarie regionali e locali del team è per noi un'opportunità di ampliare la gamma di sperimentazione dei Piani di Sicurezza in filiere idro-potabili particolarmente complesse per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento e le potenziali sorgenti di pressione come pure per l'estensione e articolazione delle reti. I risultati potranno quindi fornire un contributo significativo allo sviluppo normativo sull'implementazione e approvazione dei Piani, al livello nazionale che il Ministero della Salute sta attivamente coordinando". 

Adriana Giannini, Responsabile del Servizio Prevenzione Collettiva e Sanità Pubblica della Regione Emilia-Romagna dichiara: "L'accordo è un ulteriore passo avanti in un percorso che l'Assessorato alle Politiche per la Salute ha intrapreso già dal 2012, finanziando e coordinando una serie di progetti finalizzati al miglioramento della qualità dell'acqua potabile, attraverso la sperimentazione di un sistema di controllo secondo i principi dei Water Safety Plans. Gli studi condotti hanno portato allo sviluppo di  un modello statistico che, applicato agli acquedotti, consente di  individuare le aree maggiormente stabili e quelle più critiche, per arrivare ad una "categorizzazione del rischio" e, conseguentemente,determinare misure di controllo adeguate. 

I risultati ottenuti sinora sono stati resi possibili grazie all'integrazione delle competenze dei partecipanti al gruppo di progetto (Aziende Usl, Arpae, Hera e Ireti) e al supporto dell'Istituto Superiore di Sanità. Tale collaborazione è fondamentale per favorire il processo di cambiamento in atto sul controllo delle acque potabili ai fini di una tutela sempre maggiore della salute dei consumatori". 

Il Direttore Generale di Arpae, Giuseppe Bortone,dichiara: "Arpae è lieta di essere partner e promotore del progetto di attuazione dei Water Safety Plans in Emilia-Romagna, partecipando sia con la propria capacità progettuale, di elaborazione dati, di conoscenza approfondita della statistica storica della qualità delle acque potabili, sia con la propria rete di laboratori di analisi che quotidianamente portano sicurezza e dati certi riguardo lo stato delle acque erogate dagli acquedotti. L'Agenzia conferma quindi la propria vocazione a contribuire al miglioramento dei processi produttivi nel rispetto della salvaguardia dell'ambiente e della salute delle popolazioni".


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domenica 27 novembre 2016

Situazione sanitaria area di Taranto: il ministro Beatrice Lorenzin istituisce tavolo di lavoro

Roma, 27 novembre 2016 - Con riferimento alle notizie apparse sugli organi di stampa relative la mancata approvazione di un emendamento al DDL di bilancio finalizzato ad attribuire risorse aggiuntive alla Regione Puglia per meglio affrontare le criticità sanitarie dell’area di Taranto, nonché la richiesta di deroga dall’applicazione nella medesima aerea territoriale delle disposizioni del decreto ministeriale n. 70 del 2015 recante Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera, il Ministero della salute precisa quanto segue.

Preliminarmente occorre evidenziare che per derogare alle disposizioni del decreto ministeriale n. 70/2015 (di natura regolamentare) non è necessaria una norma di rango primario e, quindi, una modifica apportata attraverso una norma di legge, bensì è sufficiente operare una modifica dello stesso decreto ministeriale attraverso la medesima fonte regolamentare.
 
Il prossimo 7 dicembre saranno presentati presso l’Istituto superiore di sanità i risultati di uno studio epidemiologico, finanziato dal Ministero della salute, che darà evidenza dell’effettiva situazione sanitaria dei cittadini residenti nell’area di Taranto. 

In attesa della pubblicazione dei risultati dello studio condotto dall’Istituto superiore di sanità, il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha già disposto l’apertura di un Tavolo di confronto tra Regione Puglia, le altre istituzioni locali interessate, i tecnici della Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della salute  e dell’ISS, al fine di approfondire le esigenze correlate alla situazione ambientale-sanitaria dell’area di Taranto, anche nell’ottica di valutare l’esistenza dei presupposti tecnico-scientifici e giuridici che consentano di approntare una deroga al decreto ministeriale n. 70 del 2015.

giovedì 15 settembre 2016

I segnali che predicono lo sviluppo della demenza

La difficoltà nello svolgere attività quotidiane più complesse del semplice lavarsi e vestirsi, come maneggiare il denaro o cucinare, rivela con otto anni di anticipo lo sviluppo della demenza nei soggetti affetti da lieve deficit cognitivo. 

Lo ha evidenziato uno studio condotto dall’In-Cnr e dall’Università di Firenze e coordinato dall’Istituto superiore di sanità. 

La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Alzheimer’s Disease.


In persone affette da deficit cognitivo lieve (Mci-Mild Cognitive Impairment), il manifestarsi di difficoltà nell’esecuzione delle attività quotidiane più complesse consente di predire lo sviluppo di demenza con un anticipo di otto anni.  

È quanto emerge da uno studio condotto nell’ambito del progetto Ilsa (Italian Longitudinal Study on Aging), da Antonio Di Carlo dell'Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr) e Domenico Inzitari dell’Università di Firenze, su 2.400 ultrasessantacinquenni, rappresentativi della popolazione anziana in Italia. La ricerca, coordinata da Emanuele Scafato dell'Istituto superiore di sanità, è stata pubblicata sul Journal of Alzheimer’s Disease

“La vita quotidiana presuppone lo svolgimento di attività elementari, quali lavarsi, vestirsi, alimentarsi, e di attività più complesse, definite strumentali, come usare il telefono, fare acquisti, preparare il cibo, effettuare le pulizie domestiche, utilizzare i mezzi di trasporto, maneggiare il denaro, assumere autonomamente eventuali terapie”, spiega Di Carlo. 

“La ricerca ha dimostrato che avere problemi nelle seconde, le più complesse, permette di predire lo sviluppo di demenza in chi è affetto da Mci, e questo indipendentemente dall’età, dal sesso e dalla presenza di altre malattie”.

Lo studio ha inoltre individuato un legame tra il numero di attività strumentali che creano problemi e lo sviluppo della demenza. “Incontrare difficoltà in una sola delle attività complesse raddoppia il rischio di demenza, mentre se le attività interessate sono più di quattro il rischio aumenta di nove volte nei successivi otto anni”, chiarisce il ricercatore dell’In-Cnr.

Lo studio Ilsa, che ha affrontato per primo a livello nazionale le problematiche relative all'invecchiamento e alle condizioni di salute degli over 65 italiani, ha fornito stime sulla frequenza della demenza nel nostro Paese. 

“In Italia le persone affette da questa patologia sono circa 700 mila e circa 150 mila i nuovi casi ogni anno; gli ultrasessantacinquenni affetti da deficit cognitivo lieve sono circa tre milioni: un anziano su quattro. Per loro il rischio di demenza è significativamente superiore rispetto agli anziani con funzioni cognitive normali”, conclude Di Carlo. 

“Questa ricerca fornisce informazioni utili per la messa a punto di interventi di prevenzione e trattamento, contribuendo così a ridurre i rilevanti costi umani, sociali ed economici di questa malattia”.

Roma, 15 settembre 2016

La scheda
Chi: Istituto di neuroscienze del Cnr di Firenze, Università di Firenze, Istituto superiore di sanità
Che cosa: Studio sulla possibilità di predire con anticipo di 8 anni lo sviluppo della demenza in soggetti affetti da Mci. 
La ricerca è pubblicata sul Journal of Alzheimer’s Disease.

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