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lunedì 2 ottobre 2017

IL RUOLO DEI 160 CENTRI ANTIVIOLENZA PREZIOSO AVAMPOSTO IN DIFESA DELLE DONNE | OSSERVATORIO CENTRO STUDI ERICKSON


PRIMO CONVEGNO INTERNAZIONALE
PER AFFRONTARE LA VIOLENZA SULLE DONNE

OSSERVATORIO CENTRO STUDI ERICKSON

IL RUOLO DEI 160 CENTRI ANTIVIOLENZA
PREZIOSO AVAMPOSTO IN DIFESA DELLE DONNE

Palacongressi di Rimini |13 e 14 ottobre 2017

I Centri Antiviolenza – attivi da oltre vent'anni nel nostro Paese – sono spazi autonomi gestiti da organizzazioni di donne che accolgono donne di tutte le età che hanno subito violenza o che si sentono minacciate e sostengono i singoli percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Lo fanno attraverso l'accoglienza telefonica, i colloqui personali, l'ospitalità in case rifugio. Presenti su tutto il territorio nazionale, svolgono un'attività preziosa a sostegno delle donne maltrattate, lavorando anche a livello di formazione, prevenzione e sensibilizzazione culturale. Qui http://comecitrovi.women.it/ è possibile trovare una mappa con tutti i 160 Centri presenti in Italia, da nord a sud: avamposti per difendere le donne in pericolo.

Lella Palladino, esperta in tematiche di genere, il 24 settembre scorso è stata nominata presidente dell'associazione nazionale D.i.Re (Donne in rete contro la violenza),  realtà che raccoglie in un unico progetto oltre 80 organizzazioni  di donne che affrontano il tema della violenza maschile sulle donne secondo l'ottica della differenza di genere. «Il nostro obiettivo principale – afferma Palladino, che parteciperà come relatrice al Convegno Erickson "Affrontare la violenza sulle donne" in programma a Rimini il 13 e 14 ottobre - è attivare processi di trasformazione culturale e intervenire sulle dinamiche strutturali da cui origina la violenza maschile sulle donne.  Garantiamo alle donne che si rivolgono a noi riservatezza e anonimato e offriamo ascolto, accoglienza, supporto psicologico individuale o in gruppo, anche tramite gruppi di auto-mutuo aiuto, consulenza legale, supporto ai minori vittime di violenza assistita, orientamento al lavoro e all'autonomia abitativa».

Ogni centro promuove interventi di prevenzione, formazione e sensibilizzazione intervenendo attivamente per il cambiamento della cultura e delle convenzioni sociali che sono alla base della violenza maschile contro le donne. «Disponendo di pochissime risorse economiche – prosegue Palladino - non tutti i centri sono aperti 24 ore su 24 e riescono a garantire la reperibilità sull'emergenza, ma rappresentano la risposta più efficace alla violenza se pur in maniera disomogenea sul territorio. Anche se la situazione sta cambiando, i nostri centri restano più numerosi nelle regioni del centro nord rispetto a quelle del sud».

Ma chi sono le donne che si rivolgono ai Centri Antiviolenza? Sono donne di ogni tipo e provenienza socio-culturale, sia nate in Italia che migranti, di tutte le età con o senza figli. «Questo – riflette la presidente di D.i.Re -    conferma della trasversalità del fenomeno. Le donne arrivano ai Centri spontaneamente o su invio del 1522 – il numero governativo contro la violenza di genere –  della rete territoriale dei servizi socio-sanitari o delle forze dell'ordine. Alla nostra rete si rivolgono più di 16.000 donne all'anno, ma non è facile disporre di dati esaustivi e realmente rappresentativi.  Per aiutare le donne a venire da noi sarebbe importante valorizzare maggiormente il lavoro che viene svolto dai Centri e il ruolo, sia a livello istituzionale che nel mondo della comunicazione».

Nel nostro Paese bisogna lavorare ancora molto, soprattutto a livello istituzionale, per sensibilizzare sul tema della violenza maschile contro le donne. Da una parte, negli ultimi anni, si è finalmente rotto il silenzio che ha negato per lungo tempo l'esistenza di questo problema strutturale nella nostra società. Nonostante tutto, però, la narrazione della violenza è ancora permeata da distorsioni e strumentalizzazioni. «Bisogna continuare a insistere perché finalmente si metta in connessione la violenza contro le donne con l'asimmetria di potere tra i generi ancora presente, con le dimensioni di potere e controllo esercitate in famiglia sui corpi e i destini delle donne, con le discriminazioni che attraversano la vita delle donne in tutti i contesti relazionali e di lavoro», conclude Lella Palladino. «Basterebbe realmente recepire e attuare la Convenzione di Istanbul».

Anche questo tema verrà discusso in occasione del Convegno Internazionale "Affrontare la violenza sulle donne – Prevenzione, riconoscimento e percorsi di uscita" organizzato dal Centro Studi Erickson al Palacongressi di Rimini i prossimi 13 e 14 ottobre




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www.CorrieredelWeb.it

domenica 27 novembre 2016

Violenza donne: gli psicologi e il Pastificio Rummo lanciano la campagna ‘l’unico pacchero’

Nel 2016 102 vittime di femminicidio in Italia, una ogni 74 ore. 10 casi in Campania. 

L’Ordine degli Psicologi della Campania, il Pastificio Rummo e la Regione Campania uniti in difesa delle donne. 

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Onu per il 25 novembre, nei supermercati si potranno acquistare delle confezioni speciali di Paccheri Rummo Lenta Lavorazione® con lo slogan ‘L’unico pacchero’.

Il nome di uno dei più famosi formati di pasta della tradizione campana viene scelto, per la sua accezione dialettale di schiaffo, come simbolo di questa campagna di contrasto alla violenza di genere, patrocinata dalla Regione Campania.

L'obiettivo della campagna, presentata stamattina in Consiglio regionale, è quello di far arrivare nelle case dei cittadini campani informazioni sul fenomeno della violenza di genere attraverso un prodotto di grande utilizzo come la pasta. Anche la scelta di Rummo non è casuale: in questo modo l’Ordine ha voluto sostenere il pastificio di Benevento, che ha subito notevoli danni in seguito all’alluvione che nell’ottobre 2015 ha colpito il Sannio. 


Come purtroppo la cronaca quotidiana ci racconta – sottolinea il presidente e amministratore dell’omonimo pastificio beneventano, Cosimo Rummo – la violenza sulle donne è ancora una piaga della società contemporanea. Il pastificio Rummo ha aderito con grande consapevolezza alla richiesta di collaborazione dell’Ordine degli Psicologi e insieme abbiamo realizzato la campagna ‘L’unico pacchero’. La speranza è che queste campagne di sensibilizzazione aiutino tutti a riflettere, dalle donne che devono trovare il coraggio di denunciare, agli uomini che devono capire che non possono abbandonarsi all’ira e alla violenza, fino allo Stato che deve mettere in campo tutti gli strumenti per tutelare in maniera veloce ed efficace chi denuncia e chi subisce violenza”. 

L’unico pacchero è un modo ironico, inconsueto, anche irriverente per dire che la violenza contro le donne è qualcosa di intollerabile – spiega la presidente dell’Ordine degli Psicologi della Campania, Antonella Bozzaotra – Sosteniamo in tutti i modi il contrasto alla violenza di genere e ringrazio il Pastificio Rummo per aver contribuito alla creazione di questa rete istituzionale e operativa. L’impegno degli psicologi campani si articola su due fronti, gli strumenti normativi e la prevenzione.
Nel primo caso abbiamo ottenuto un risultato storico con l’approvazione in Consiglio regionale della legge ad iniziativa popolare per l’istituzione dello Psicologo del territorio, per la quale abbiamo raccolto 22 mila firme tra i cittadini campani. In sinergia con la Regione, è stata inoltre rafforzata su tutto il territorio la rete dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio. Accanto a questo lavoro è necessario promuovere stili di vita che mettano al centro il benessere, creare le condizioni che portino le donne a denunciare e promuovere una riflessione sulla vita affettiva e relazionale”. 

L’importanza della prevenzione è ancora più sentita in una realtà come la Campania, che è tra le prime regioni in Italia per casi di femminicidio. I dati più aggiornati, relativi all’anno in corso, sono quelli dell’associazione ‘SOS Stalking’. 

Raccontano di 102 vittime a livello nazionale, una ogni 74 ore, in linea con il 2015, che si è chiuso a quota 116. Per il 2016 la maglia nera va alla Lombardia con 17 vittime, seguita da Emilia Romagna (14) e Veneto (12). La Campania è ferma a quota 10, con l’ultimo caso di Stefania Formicola, la 28enne uccisa a colpi di pistola dal marito a Sant’Antimo, in provincia di Napoli. 

La campagna ‘L’unico pacchero’ è un modo per entrare in tutte le case e sensibilizzare in quei luoghi dove spesso si verificano atti di violenza – dice l’assessore regionale alle Pari opportunità, Chiara Marciani – Con l’Ordine degli Psicologi stiamo lavorando a una serie di iniziative, anche in seguito al protocollo che abbiamo sottoscritto lo scorso anno con l’Ufficio scolastico regionale e all’Anci. È una collaborazione sempre efficace che può dare ottimi risultati. Come Regione abbiamo stanziato 3 milioni di euro per borse lavoro destinate a donne vittime di violenza. Con le risorse ministeriali aggiuntive che arriveranno a gennaio finanzieremo altre Case rifugio perché sono l'elemento da rafforzare. Già avere 57 Centri antiviolenza su tutto il territorio è un buon inizio. Un mese fa abbiamo chiesto ai centri operativi di farci un monitoraggio dei casi dell'ultimo anno, non ho ancora un dato definitivo, manca il dato della città di Napoli, ma dai centri che ci hanno risposto sappiamo che abbiamo più di 2.000 donne che si sono rivolte a loro. La cosa che mi ha più sconvolto è che il 20% hanno meno di 18 anni. Quello che mi conforta è che se 2.000 donne si sono rivolte ai Centri antiviolenza vuol dire che questa è la strada giusta perché viene riconosciuta”.

domenica 15 febbraio 2015

Mostra contro il femminicidio e lo stalking all'ospedale di Forlì

Mostra contro il femminicidio in ospedale (Forlì) L'osservatorio contro la violenza dell'Ausl Romagna- Forlì ha allestito una mostra contro il femminicidio, dal titolo "Cometumivuoi" presso l'atrio del Padiglione Morgagni dell'ospedale di Forlì. Il progetto di arte relazionale, si realizza con l'esposizione di bambole prodotte dall'artista Patrizia Fratus e nasce come risposta impellente e improrogabile all'aumentare dei casi di femminicidio L'osservatorio contro la violenza di Forlì. All'interno dell'ospedale di Forlì è stato definito un percorso di accoglienza per le vittime di violenza ed abusi, rivolto alle donne, agli anziani, ai disabili e ai minori. Si è inoltre costituito un osservatorio multidisciplinare, coordinato dalla dott. Iervese e dalla dottoressa Patrizia Grementieri, che oltre ad avere funzioni di formazione al personale, monitora gli eventi e valuta, caso per caso , il percorso idoneo. In collaborazione con il posto di polizia si è attivato inoltre un monitoraggio degli accessi in pronto soccorso per impostare poi eventuali azioni di intervento. Per mantenere viva la sensibilizzazione alla cittadinanza sul tema drammatico della violenza, maltrattamento e abuso, abbiamo organizzato l'esposizione delle bambole (Patrizia Grementieri) LA MOSTRA IN OSPEDALE A FORLI Cometumivuoi Progetto di arte relazionale di Patrizia Fratus A cura di Anna Lisa Ghirardi Rifiutati di cadere. Se non puoi rifiutarti di cadere, rifiutati di restare a terra. Se non puoi rifiutarti di restare a terra, leva il tuo cuore verso il cielo, e come un accattone affamato, chiedi che venga riempito, e sarà riempito. Puoi essere spinto giù. Ti può essere impedito di risollevarti. Ma nessuno può impedirti di levare il tuo cuore verso il cielo soltanto tu. È nel pieno della sofferenza che tanto si fa chiaro. Colui che dice che nulla di buono da ciò venne, ancora non ascolta. (Clarissa Pinkola Estés, in Il giardiniere dell'anima) Patrizia Fratus è un'artista piena di vitalità che travolge per la sua energia dirompente e per le idee sempre nuove e in evoluzione. La sua voglia di fare non si limita a sé, è protesa verso gli altri, affinché il suo mondo artistico li coinvolga nell'aura creatrice. Per lei le sinergie umane sono elemento indispensabile, l'arte offre nuovi modi di pensare, di agire e la società può assumere attraverso essa nuove forme. Con questo fine, oltre alla produzione autonoma di sculture, si dedica ad un progetto di arte relazionale, in cui il fruitore è fagocitato nell'atto creativo. Cometumivuoi è il nome della prima bambola realizzata tre anni fa come risposta impellente e improrogabile all'aumentare dei casi di femminicidio. L'Artista ha sentito l'esigenza di ribattere ad un problema sociale inammissibile, eppure sempre più diffuso, perché una volta che il dramma della violenza, fisica o psicologica, entra nella dimensione della consapevolezza non può essere taciuto. Il silenzio tramuta in un grido tangibile di allarme, rifiuto e denuncia. Da percezione interiore l'angoscia scaturita, nelle sue mani, si trasforma in opera d'arte. Dopo la prima bambola ne sono nate altre, le quali, pur avendo un aspetto simile tra loro, si differenziano nella varietà dei caratteri somatici. Del resto le donne vittime di abusi sono tutte diverse, eppure per certi aspetti si rassomigliano: non sono certo le distinzioni di classe o di etnia ad allontanarle nelle loro storie che, nonostante le varie sfumature, sono affini. Le sculture tessili sono chiare allusioni a bambole gonfiabili, toy su misura, involucri privi di pensiero, imballate in scatole ed accompagnate dalla scritta "articolo per signori". Sono feticci che vengono creati come oggetti apotropaici con l'intenzione di spostare il sopruso fuori dal corpo ferito. Nel gennaio scorso l'Artista ha trovato per loro la giusta destinazione, dandogli una sorta di soffio vitale; possiamo dire che l'idea ha trovato la sua casa. Non solo Patrizia Fratus ha deciso di destinare i proventi della vendita al sostegno di micro progetti all'interno di una casa accoglienza per donne e i loro figli, ma attorno a questa intenzione è nato anche l'ambizioso progetto relazionale. Quest'ultimo, essendo figlio del pensiero concettuale all'origine dell'opera, ha ereditato il nome della bambola. Esso è nato dal fertile confronto dell'Artista con alcune donne attive nell'ambito sociale; da un primo connubio si sono create successive molteplici sinergie che hanno dato vita ad una complessa opera. L'Artista ha lavorato, realizzando esperienze laboratoriali con persone che hanno conosciuto l'abbandono, il dolore, la violenza, affinché l'atto creativo potesse rielaborare una nuova realtà, una via alternativa per guardare ed esprimere le cose; si è confrontata con molte donne, depositarie di altre storie, che come tessere si sono unite, costituendo un puzzle che via via ha mostrato un'immagine più completa. Quest'opera, che non è fatta solo di oggetti materiali, ma anche di interazioni umane, non è pertanto replicabile e va oltre il tangibile. Il confronto intessuto con le persone che condividono l'esperienza è persino più importante dell'obiettivo estetico. Nell'arte relazionale infatti l'atto creativo non è legato in modo esclusivo all'artista, ma coinvolge il fruitore in un dialogo attivo, conferendo all'opera una funzione sociale. Nell'epoca contemporanea in cui l'arte è appannaggio di un'élite, in cui l'artista sembra aver smarrito il suo ruolo all'interno della società e l'essere umano vive spesso in uno stato di solitudine e introversione, questa forma di espressione ritesse un importante dialogo tra individui. Mi sovviene la similitudine degli architetti medievali, come Lanfranco a Modena, che con le maestranze e l'aiuto della popolazione costruivano le loro cattedrali, simboli civili oltreché religiosi. Il fatto che le opere siano date in "adozione" permette alle bambole/donne di prendere metaforicamente il volo, di spiccare verso il cielo. Chi custodisce queste icone entra a sua volta nell'opera d'arte relazionale; concettualmente diventa un anello della nuova catena creata, simbolo di libertà contro la violenza. Anna Lisa Ghirardi Tiziana Rambelli

lunedì 14 luglio 2014

Raccolta Tesi su femminicidio/femicidio presso la Casa delle donne di Bologna

Fate girare questo appello, lanciato dalla Casa delle donne: Care studentesse, La Casa delle donne di Bologna sta raccogliendo Tesi di laurea, di dottorato e altri elaborati, sia italiani che stranieri, che trattano il tema del femminicidio/femicidio. Vi chiediamo di collaborare al progetto al fine di creare una piattaforma di scambio e approfondimento su un tema ancora poco studiato in Italia. Inviateci le vostre Tesi in formato pdf, e noi provvederemo a stamparle per renderle disponibili alla consultazione nella nostra biblioteca. Chiaramente ci impegnamo a non diffondere i pdf e le Tesi non potranno essere fotocopiate. Inoltre, vorremmo pubblicare anche un breve abstract di ciascuna Tesi sul nostro blog per far conoscere la lista degli elaborati disponibili presso la Casa delle donne. Dateci una mano! Contattateci alla mail: femicidio.casadonne@gmail.com Tiziana Rambelli

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