In cosa consiste la neurostimolazione? Si innestano uno o più elettrodi posizionati strategicamente in modo da trasmettere degli impulsi elettrici che impediscono di sentire il dolore. Gli elettrodi possono venire impiantati in tre sedi diverse: 1- nello spazio epidurale a livello della colonna vertebrale 2- a livello dei nervi periferici (per lo più negli arti) 3- nei tessuti sottocutanei, per stimolare le piccole branche terminali dei nervi. I tre “targets” possono essere combinati anche nello stesso impianto. Gli elettrodi vengono attivati da un piccolo “pacemaker” impiantato in sede sottocutanea. Si tratta di una tecnica reversibile e poco invasiva - soprattutto in confronto alle altre soluzioni disponibili come interventi di stabilizzazione del rachide o resezione delle radici nervose - e praticamente priva di effetti collaterali. Non ci sono limiti d'età. Il dottor Barolat ha impiantato pazienti con uno spettro di età dai 9 agli 85 anni . Le controindicazioni sono minime. Lo scopo della neurostimolazione non è di “guarire” il dolore (cosa che è spesso impossibile nei dolori cronici non-oncologici), ma di ridurlo a livelli ben più tollerabili. Molto spesso si riesce ad ottenere una riduzione del dolore tale da migliorare in maniera sostanziale la qualità di vita. Sono necessarie due sedute: una di prova (per valutare l’efficacia della neurostimolazione) e l'altra per l'impianto definitivo, che avviene in sedazione in day hospital. Seguono controlli periodici una o due volte l'anno. Importante è che la neurostimolazione sia eseguita da esperti, altrimenti può non dare i risultati sperati.
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giovedì 10 dicembre 2015
Giancarlo Barolat, il medico torinese famoso negli Stati Uniti per far scomparire il dolore con un chip, ha aperto un centro anche in Italia
In cosa consiste la neurostimolazione? Si innestano uno o più elettrodi posizionati strategicamente in modo da trasmettere degli impulsi elettrici che impediscono di sentire il dolore. Gli elettrodi possono venire impiantati in tre sedi diverse: 1- nello spazio epidurale a livello della colonna vertebrale 2- a livello dei nervi periferici (per lo più negli arti) 3- nei tessuti sottocutanei, per stimolare le piccole branche terminali dei nervi. I tre “targets” possono essere combinati anche nello stesso impianto. Gli elettrodi vengono attivati da un piccolo “pacemaker” impiantato in sede sottocutanea. Si tratta di una tecnica reversibile e poco invasiva - soprattutto in confronto alle altre soluzioni disponibili come interventi di stabilizzazione del rachide o resezione delle radici nervose - e praticamente priva di effetti collaterali. Non ci sono limiti d'età. Il dottor Barolat ha impiantato pazienti con uno spettro di età dai 9 agli 85 anni . Le controindicazioni sono minime. Lo scopo della neurostimolazione non è di “guarire” il dolore (cosa che è spesso impossibile nei dolori cronici non-oncologici), ma di ridurlo a livelli ben più tollerabili. Molto spesso si riesce ad ottenere una riduzione del dolore tale da migliorare in maniera sostanziale la qualità di vita. Sono necessarie due sedute: una di prova (per valutare l’efficacia della neurostimolazione) e l'altra per l'impianto definitivo, che avviene in sedazione in day hospital. Seguono controlli periodici una o due volte l'anno. Importante è che la neurostimolazione sia eseguita da esperti, altrimenti può non dare i risultati sperati.
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