 La coltivazione, trasformazione e commercio in Italia della cannabis a scopo terapeutico per soddisfare i bisogni dei   pazienti in Italia e all'estero può generare da subito un business di 1,4 miliardi e garantire almeno 10mila posti di lavoro dai campi al flaconi. E' quanto emerge dalla presentazione al Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione di Cernobbio   del primo studio sulle potenzialità economiche e occupazionali della coltivazione,  trasformazione e distribuzione della cannabis ad uso terapeutico in Italia. Solo utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi   nell'ortofloricoltura, la campagna  italiana - sottolinea la Coldiretti - può mettere a disposizione da subito mille ettari  di terreno in coltura protetta. Si tratta di ambienti al chiuso dove – precisa la Coldiretti - più facilmente possono essere effettuate   le procedure di controllo da parte dell'autorità preposte per evitare il rischio di abusi. Il calcolo per difetto tiene conto della disponibilità di circa 1000 ettari di terreno, della produzione di sostanza secca di infiorescenze e foglie sommitali, del numero   di cicli di coltivazione possibili all'anno e della resa in principio attivo che, secondo il Ministero della Sanità, viene attualmente importato con un costo di circa 15 euro al grammo. Una opportunità che va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza   dall'estero e avviare un progetto di filiera italiana al 100 per cento che unisce l'agricoltura all'industria farmaceutica. Una prima sperimentazione che - conclude la Coldiretti - potrebbe aprire potenzialità enormi se si dovesse decidere di estendere la   produzione in campo aperto nei terreni adatti: negli anni 40 con ben 100mila gli ettari coltivati l'Italia era il secondo produttore mondiale della cannabis sativa, che dal punto di vista botanico è simile alla varietà indica utilizzata a fini terapeutici.   "L'agricoltura italiana è oggi pronta a recepire le disposizioni emanate dal Governo e a collaborare per la creazione di una filiera controllata capace di far fronte a una precisa richiesta di prodotti per la cura delle persone affette da malattia, ha affermato   il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che "si tratta anche di un progetto innovativo che potrebbe vedere il nostro Paese all'avanguardia nel mondo".
La coltivazione, trasformazione e commercio in Italia della cannabis a scopo terapeutico per soddisfare i bisogni dei   pazienti in Italia e all'estero può generare da subito un business di 1,4 miliardi e garantire almeno 10mila posti di lavoro dai campi al flaconi. E' quanto emerge dalla presentazione al Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione di Cernobbio   del primo studio sulle potenzialità economiche e occupazionali della coltivazione,  trasformazione e distribuzione della cannabis ad uso terapeutico in Italia. Solo utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi   nell'ortofloricoltura, la campagna  italiana - sottolinea la Coldiretti - può mettere a disposizione da subito mille ettari  di terreno in coltura protetta. Si tratta di ambienti al chiuso dove – precisa la Coldiretti - più facilmente possono essere effettuate   le procedure di controllo da parte dell'autorità preposte per evitare il rischio di abusi. Il calcolo per difetto tiene conto della disponibilità di circa 1000 ettari di terreno, della produzione di sostanza secca di infiorescenze e foglie sommitali, del numero   di cicli di coltivazione possibili all'anno e della resa in principio attivo che, secondo il Ministero della Sanità, viene attualmente importato con un costo di circa 15 euro al grammo. Una opportunità che va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza   dall'estero e avviare un progetto di filiera italiana al 100 per cento che unisce l'agricoltura all'industria farmaceutica. Una prima sperimentazione che - conclude la Coldiretti - potrebbe aprire potenzialità enormi se si dovesse decidere di estendere la   produzione in campo aperto nei terreni adatti: negli anni 40 con ben 100mila gli ettari coltivati l'Italia era il secondo produttore mondiale della cannabis sativa, che dal punto di vista botanico è simile alla varietà indica utilizzata a fini terapeutici.   "L'agricoltura italiana è oggi pronta a recepire le disposizioni emanate dal Governo e a collaborare per la creazione di una filiera controllata capace di far fronte a una precisa richiesta di prodotti per la cura delle persone affette da malattia, ha affermato   il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che "si tratta anche di un progetto innovativo che potrebbe vedere il nostro Paese all'avanguardia nel mondo".Cerca nel blog
venerdì 17 ottobre 2014
IL PRIMO STUDIO COLDIRETTI-IXE' SU “LE POTENZIALITÀ DELLA CANNABIS AD USO TERAPEUTICO IN ITALIA”
 La coltivazione, trasformazione e commercio in Italia della cannabis a scopo terapeutico per soddisfare i bisogni dei   pazienti in Italia e all'estero può generare da subito un business di 1,4 miliardi e garantire almeno 10mila posti di lavoro dai campi al flaconi. E' quanto emerge dalla presentazione al Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione di Cernobbio   del primo studio sulle potenzialità economiche e occupazionali della coltivazione,  trasformazione e distribuzione della cannabis ad uso terapeutico in Italia. Solo utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi   nell'ortofloricoltura, la campagna  italiana - sottolinea la Coldiretti - può mettere a disposizione da subito mille ettari  di terreno in coltura protetta. Si tratta di ambienti al chiuso dove – precisa la Coldiretti - più facilmente possono essere effettuate   le procedure di controllo da parte dell'autorità preposte per evitare il rischio di abusi. Il calcolo per difetto tiene conto della disponibilità di circa 1000 ettari di terreno, della produzione di sostanza secca di infiorescenze e foglie sommitali, del numero   di cicli di coltivazione possibili all'anno e della resa in principio attivo che, secondo il Ministero della Sanità, viene attualmente importato con un costo di circa 15 euro al grammo. Una opportunità che va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza   dall'estero e avviare un progetto di filiera italiana al 100 per cento che unisce l'agricoltura all'industria farmaceutica. Una prima sperimentazione che - conclude la Coldiretti - potrebbe aprire potenzialità enormi se si dovesse decidere di estendere la   produzione in campo aperto nei terreni adatti: negli anni 40 con ben 100mila gli ettari coltivati l'Italia era il secondo produttore mondiale della cannabis sativa, che dal punto di vista botanico è simile alla varietà indica utilizzata a fini terapeutici.   "L'agricoltura italiana è oggi pronta a recepire le disposizioni emanate dal Governo e a collaborare per la creazione di una filiera controllata capace di far fronte a una precisa richiesta di prodotti per la cura delle persone affette da malattia, ha affermato   il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che "si tratta anche di un progetto innovativo che potrebbe vedere il nostro Paese all'avanguardia nel mondo".
La coltivazione, trasformazione e commercio in Italia della cannabis a scopo terapeutico per soddisfare i bisogni dei   pazienti in Italia e all'estero può generare da subito un business di 1,4 miliardi e garantire almeno 10mila posti di lavoro dai campi al flaconi. E' quanto emerge dalla presentazione al Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione di Cernobbio   del primo studio sulle potenzialità economiche e occupazionali della coltivazione,  trasformazione e distribuzione della cannabis ad uso terapeutico in Italia. Solo utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi   nell'ortofloricoltura, la campagna  italiana - sottolinea la Coldiretti - può mettere a disposizione da subito mille ettari  di terreno in coltura protetta. Si tratta di ambienti al chiuso dove – precisa la Coldiretti - più facilmente possono essere effettuate   le procedure di controllo da parte dell'autorità preposte per evitare il rischio di abusi. Il calcolo per difetto tiene conto della disponibilità di circa 1000 ettari di terreno, della produzione di sostanza secca di infiorescenze e foglie sommitali, del numero   di cicli di coltivazione possibili all'anno e della resa in principio attivo che, secondo il Ministero della Sanità, viene attualmente importato con un costo di circa 15 euro al grammo. Una opportunità che va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza   dall'estero e avviare un progetto di filiera italiana al 100 per cento che unisce l'agricoltura all'industria farmaceutica. Una prima sperimentazione che - conclude la Coldiretti - potrebbe aprire potenzialità enormi se si dovesse decidere di estendere la   produzione in campo aperto nei terreni adatti: negli anni 40 con ben 100mila gli ettari coltivati l'Italia era il secondo produttore mondiale della cannabis sativa, che dal punto di vista botanico è simile alla varietà indica utilizzata a fini terapeutici.   "L'agricoltura italiana è oggi pronta a recepire le disposizioni emanate dal Governo e a collaborare per la creazione di una filiera controllata capace di far fronte a una precisa richiesta di prodotti per la cura delle persone affette da malattia, ha affermato   il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che "si tratta anche di un progetto innovativo che potrebbe vedere il nostro Paese all'avanguardia nel mondo".Disclaimer
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