02 giugno 2016 A Sara e a tutte le tantissime altre va il nostro pensiero, concretamente concentrato a contribuire alle azioni indispensabili perché questa e tutte le altre morti non siano la tomba anche della civiltà e del diritto. Lo Stato che oggi è in festa non deve dimenticare che la violenza è una scelta, come realizzare un'agguato attrezzati con un flacone di liquido infiammabile da usare sul corpo di una donna. Lo Stato in festa non mostri indulgenze fuori luogo. La giustizia non è il giustizialismo, è il luogo del pieno diritto. Non possiamo ammettere che le donne vengano uccise, maltrattate, devastate nel corpo e nella mente in spregio dei più elementari diritti umani sostanziali, e con la prevalenza dei diritti processuali del reo su quelli della persona offesa. Ogni forma di violenza contro le donne, fino al femminicidio, ha radici e significati culturali, storici e relazionali da contrastare e prevenire anche con la convinzione che nessuna scusante può essere riconosciuta all'uomo che cancella, insieme ai diritti, persino la vita stessa di una donna.
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