Bologna, 27 febbraio 2015  – Un braccialetto Made in carcere per  offrire una concreta opportunità di sostegno alle donne che vogliono lasciarsi  alle spalle un passato difficile.
E' quello che esce dalle sartorie degli  istituti di pena italiani e che diventa uno strumento per contribuire anche alla lotta  contro la violenza alle donne. 
Un braccialetto non solo da indossare, ma che fa  del bene ad altre persone.
Conad  celebra in modo diverso dal solito la ricorrenza della Festa della donna e promuove, a partire dal prossimo 2 marzo, la  vendita di 380 mila braccialetti sartoriali realizzati in materiale lycra  riciclata e confezionati nelle carceri femminili da Officina Creativa per dare  continuità al proprio impegno sul tema della sostenibilità e devolvere una  quota del ricavato all'associazione DiRe - Donne in rete contro la violenza, a  cui aderiscono 70 centri antiviolenza presenti in tutta Italia. 
Centri in cui  le donne che hanno subito violenza sono aiutate a superare il loro dramma  personale grazie all'accoglienza telefonica, ai colloqui personali,  all'ospitalità in case rifugio e a numerosi altri servizi messi a loro disposizione.
Attraverso  il marchio Sigillo, nato nel 2009, il  Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria certifica la qualità e  l'eticità dei braccialetti e di tutto ciò che è realizzato all'interno delle  sezioni femminili di alcuni istituti penitenziari coordinando lo sviluppo di un'imprenditorialità  femminile. 
Attraverso un modello di economia sostenibile che fa dialogare tra  loro i laboratori sartoriali che operano a livello nazionale nelle carceri,  alle detenute è offerta una concreta opportunità di reinserimento nella vita  sociale, perché imparano un mestiere e percepiscono un regolare stipendio.
Da oltre quarant'anni Conad mette in pratica valori  consolidati quali l'impegno sociale, il dialogo con le comunità, la  condivisione delle loro necessità: un impegno solidale che trova sintesi nel  sostegno a progetti nazionali e internazionali. 
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"Una  sensibilità, quella verso la condizione delle donne, che si rispecchia anche  nella nostra struttura. Sono  anni che la solidarietà praticata ha un ruolo di primo piano in ciò che  facciamo: i nostri clienti sono sensibili su questo tema e ci seguono nelle  iniziative che proponiamo. I risultati che otteniamo ci spingono a fare sempre  di più"
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Un problema di forte impatto sociale, quello delle donne che  subiscono violenza. La cronaca quotidiana e le indagini giornalistiche degli ultimi  anni sono piene di donne uccise da mariti, fidanzati, compagni, amanti, ex. 
Il 2013 è stato un anno nero  per i femminicidi, con 179 donne uccise, una vittima ogni due giorni. Rispetto  alle 157 del 2012, le donne ammazzate sono aumentate del 14 per cento (fonte: 2° Rapporto sul femminicidio in  Italia, Eures). Dati allarmanti, ancor più perché registrati soprattutto in  seno alle famiglie e tra le mura domestiche.
Sul fronte carcerario, le donne detenute sono presenti in  tanti dei 201 istituti penitenziari italiani, 5 dei quali, peraltro,  interamente per donne. Rappresentano il 4,3 per cento (2.349) della popolazione  carceraria complessiva di 53.889 detenuti  (fonte: ministero della Giustizia).
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